Ancora prima dei Moratti e degli Zhang, un’altra dinastia ha legato a doppio filo, e per un periodo ancora più lungo, la propria storia con quella dell’Inter. È quella dei Dellacasa, famiglia che dal 1945, anno dell’arrivo del capostipite Bartolomeo detto El Tumela da Sanremo a Milano, ha in carico il ruolo di massaggiatore, custode dei muscoli dei giocatori nerazzurri. Oggi, sono Giancarlo coi figli Massimo e Marco a tenere alto l’orgoglio familiare. E in un’intervista rilasciata al settimanale Panorama, i Dellacasa raccontano retroscena e aneddoti della loro lunga esperienza.

Marco, in particolare, spiega l’evoluzione del calcio dal suo punto di osservazione: “Non è cambiato molto dai tempi pioneristici di mio nonno, sono però diversi i tempi di lavoro. Ora è tutto più veloce, ci si concentra molto sui recuperi con massaggi di scarico e terapie riabilitative. La squadre oggi sono più numerose per giocatori e staff tecnico. Così si creano degli accoppiamenti: c’è chi preferisce il terapista dalla mano più pesante e chi quello più delicato. Sul mio lettino arrivano sempre i più grossi”. Tra i tanti tecnici coi quali ha avuto a che fare, Marco ricorda in particolar modo José Mourinho, “pur avendo un carattere forte. Arrivò durante una riunione tecnica tra noi massaggiatori e ci chiese informazioni su Walter Samuel e Ivan Ramiro Cordoba, che stavano recuperando da seri infortuni al ginocchio. José mostrando il suo cellulare ci chiese: ‘Mi garantite che saranno pronti per l’inizio del campionato o devo chiamare Massimo Moratti per far comprare un nuovo difensore?’. Lo rassicurai e finita la riunione, alle dieci di sera, salii in camera dai ragazzi per far svolgere loro un allenamento nuovo. Non potevamo sbagliare sui tempi di recupero”. Ricordo terribile fu invece il crac al ginocchio di Ronaldo in Lazio-Inter del  12 aprile 2000: “Il giorno più brutto della mia carriera. Quando cadde a terra calò un silenzio glaciale sull’Olimpico e ci sentimmo tutti responsabili”.

Massimo, dal canto suo, non ha dimenticato l’arrivo di due personaggi in particolare: Corrado Orrico e Julio Velasco. “La gabbia di Orrico ce l’abbiamo ancora alla Pinetina. Un’arena massacrante con barriere ai lati per tenere il pallone sempre in gioco. I ragazzi tornavano sui lettini distrutti. Velasco era un grande motivatore, impossibile dimenticare i discorsi sui valori, sull’etica e sulla determinazione”.  Ha stretto anche un rapporto confidenziale con Marco Materazzi, col quale ha condiviso alcune vacanze di svago e lavoro: “Mi ha fatto sudare pure a Natale, doveva recuperare dal suo infortunio. Però lavorare alle Maldive non fu un grosso sacrificio”. L’emozione più bella, però, gliela regalò Fredy Guarin: quando segnò un gol decisivo nel derby di due anni fa, mostrò in diretta una maglia per lui, costretto a stare lontano dal campo per problemi di cuore: “Per poco non mi veniva un secondo infarto”. 

Sezione: Copertina / Data: Gio 13 aprile 2017 alle 22:45
Autore: Redazione FcInterNews.it
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