A distanza di ventiquattro ore viene difficile poter credere al pareggio di Verona. L'Inter che dovrebbe lottare con tutte le sue forze per quel terzo posto che le darebbe l'opportunità di tornare in Champions viene sovrastata letteralmente dopo il Milan anche dall'Hellas. Un 3-3 contro l'ultima in classifica che come sottolineato da più voci ha il sapore desolante della sconfitta, frutto di clamorose disattenzioni collettive o di "dormite" come dice il suo allenatore, ma anche di trame che non funzionano e di una disorganizzazione di gioco allarmante che mostra difetti evidenti in ogni reparto. La vittoria (con il solito 1-0) di San Siro di fronte a un Chievo spaurito aveva in parte mascherato i limiti dell'Inter 'camaleonte' che a furia di cambiare i colori, i moduli e i suoi interpreti, mimetizzandosi per affrontare al meglio ciascuna sfida fa fatica a ritrovarsi.

Al Bentegodi il match di mezzogiorno diventa un piatto che non ti aspetti e fai fatica a mandar giù. E assume presto i contorni dell'incubo. Il curioso caso di narcolessia nerazzurra coinvolge prima di tutto i meccanismi difensivi, saltati completamente in occasione dei tre gol. Impietrito e senza colpe Handanovic sui tre calci piazzati, male invece lo schermo difensivo davanti a lui. A destra Jonathan è un pendolo che corre a vuoto, palesa le solite carenze tecniche, soffre sugli attacchi di Fares ed è come sempre inconcludente. Riesce a fare addirittura peggio sull'altra corsia Pereira sbagliando il 100% dei suoi cross e regalando a Wszolek una giornata di gloria. In bambola anche i due centrali nelle tre reti subite, ma almeno Cordoba ha il merito di siglare il vantaggio dei nerazzurri mentre la prova di Burdisso è macchiata dagli errori in marcatura.

L'unico a non perdere la bussola a centrocampo è Kondogbia, accanto a lui altra prestazione di sola furia agonistica e scarsa intelligenza tattica di Muntari, che nel disastro si fa anche ammonire e costringe fortunatamente l'Inter alla prima sostituzione all'intervallo (al suo posto entra infatti Perisic che cambierà il volto al match). Insufficiente e svogliata anche la partita di Guarin. Il colombiano sfiora l'eurogol di sforbiciata nel primo tempo, poi commette una caterva di errori in fase di impostazione e di manovra e non fa nulla per rimediare. Davanti è Palacio ringiovanito di dieci anni a guidare la rimonta nerazzurra, a metterci la firma mister 51 gol Icardi, mentre non incide a sinistra ed è spesso fuori dagli schemi Forlan, a cui manca il feeling con i compagni. Le responsabilità ovviamente sono anche di Tardelli, che non riesce ancora a trovare un abito su misura alla sua Inter, oggi "forse nemmeno da terzo posto". Il tecnico manda in campo una squadra apparsa troppo spensierata dopo il vantaggio di Cordoba e che viene perforata con estrema facilità sulle palle inattive, punto di forza dell'Hellas fanalino di coda.

Ieri notte con il pensiero sempre fisso sulla partita ho sognato il ritorno in panchina di Mancini, poi una squadra rivoluzionata da cima a fondo e ancora il Mancio che annunciava: "L'anno prossimo l'Inter lotterà per lo scudetto". Chissà come sarebbe andata...

Sezione: Calci & Parole / Data: Lun 08 febbraio 2016 alle 15:59
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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