Ma tu guarda: allora è proprio vero che ci si può fidare dei francesi nati in Italia! No, perché il primogenito di Lilian Thuram - il novello nerazzurro Marcus che ieri sera è stato l'unico a trovare il pertugio giusto nella difesa benfiquista - ha avuto proprio a Parma i suoi natali. Un po' come capitò a quel tale Napoleone Bonaparte nella corsa Ajaccio. Salvo poi il sottoscritto "scoprire" - a rettifica di quanto argomentato in un altro post - che la Corsica fu sì venduta dai Genovesi ai Francesi col trattato di Versailles del 15 giugno 1768, ma esattamente 14 mesi prima della venuta al mondo del fu imperatore (15 agosto 1769). "Traditore" fu dunque quel certificato di nascita di Napoleone redatto (ancora) in italiano ed esibito in TV dallo storico Alessandro Barbero. Vabbé, italiano o francese che fosse quel tale condottiero, a renderlo inviso ai più contribuirono le ruberie e le scorrerie assortite perpetrate durante la sua calata in Italia. Così come ce le ha poi raccontate la storia vera, non certo quella inculcata dai sussidiari "buonisti" ai tempi delle scuole medie...
Fatto sta che fu tutta "colpa" della pubblica amministrazione dell'epoca e dei suoi (forse) primordiali ritardi! Nella fattispecie, intesi come tempi di travaso delle consegne nostrane agli acquirenti transalpini... D'altronde mica si riesce a trovare sempre nel taschino - pardon, nella pochette - un qualche funzionario esperto della stessa materia (la PA) e magari proprio antenato di un ex ministro come Mister Wolf Brunetta, nato e preposto per risolvere problemi... Dài, si fa per scherzare, Prof! In attesa allora che anche William Shakespeare, alias Michelangelo Florio, venga ufficialmente restituito alle patrie anagrafi - quelli del sobrio quotidiano inglese 'The Times' hanno già candidamente ammesso l'italianità del drammaturgo "anglo-messinese" - tocca ora l'onere, meglio l'onore, di commentare la SONTUOSA INTER che ha maramaldeggiato sui lusitani del Benfica. Almeno nella 2a frazione di gioco. Peccato solo che il loro tecnico tedesco Schmidt, alla fine, non si sia trovato nelle condizioni di declamare - rivolto al collega Inzaghi - la fatidica frase: "Vile, tu uccidi un uomo morto!" In (mancata) perfetta aderenza narrativa con le gesta del suddetto Maramaldo, cavaliere di ventura nonché progenitore del verbo omologo. Solo perché i nerazzurri non sono riusciti - per interposti Lautaro e Dumfries - ad infierire sul già ferito nemico lusitano. A parziale consolazione, resta comunque la goduria di aver relegato la testa di serie portoghese all'ultimo posto (momentaneo?) nella classifica del girone D. Eppoi c'era sempre da rivalersi per l'esito contraddittorio dell'ultimo incrocio con i portoghesi. Infatti un pareggio per 3-3 non è mai facile da digerire specie se fa tornare alla mente ricordi nerazzurri non sempre piacevoli o non del tutto. Glissando sui 3-3 in campionato a Firenze del febbraio 2019, contro il Sassuolo a San Siro del giugno 2020 e financo su quello di Champions a Barcellona di un anno fa, non ci dovrebbe essere dubbio alcuno nell'additare come fonte di rabbia malrepressa quello più recente: il 3-3 casalingo maturato contro il Benfica nel ritorno dei quarti di finale di CL dello scorso aprile. Rispetto ai precedenti pareggi, in quella circostanza il retrogusto fu dolce perché, nonostante il pari dei portoghesi fosse maturato al 90°+5' - ma in rimonta da un 3-1 nerazzurro... - si spalancavano sempre le porte delle semifinali di Champions contro i rossoneri. Anche se quel mancato successo nel return match di coppa costò alla società nerazzurra pure un paio di milioni di € del premio "differenziale" previsto dall'UEFA.
Non si butta infatti nel cesso (scusate il francesismo!) una vittoria di prestigio in campo europeo "solo" per un calo di concentrazione nell'ultimo quarto d'ora di gara. Anche perché, a conti (della serva?) fatti, quel suddetto "delta premio" UEFA volatilizzatosi - risultante dalla differenza tra i 2,8 mln previsti per la vittoria ed i 930mila del solo pareggio - sarebbe servito, eccome, per "integrare" la valutazione di 10 mln di € complessivi pattuita in seguito col Bologna per l'iniziale prestito oneroso (con successivo obbligo di riscatto) di Arnautovic. Giusto per raggiungere, in alternativa, il costo del cartellino di 12 mln che il Genoa ha pagato agli argentini del Tigre per l'acquisto definitivo di Retegui, all'anagrafe con 10 anni di meno rispetto alla nuova punta austriaca nerazzurra (24 primavere contro 34). Magari potrebbe anche essere un segno del destino. Con Mateo Retegui pronto un domani ad emulare la saga nerazzurra del Milito genoano.
Stay tuned!
Orlando Pan
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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