Come nelle fiabe, quelle dove sai che il protagonista pur tra mille pericoli riuscirà ad arrivare fino in fondo, battendo il nemico e conquistando il suo tesoro. E anche se muore sei certo che prima o poi tornerà, perché lo impongono le regole e lo vogliono i lettori. L'Inter è sempre stata un po' una fiaba. Dalle lacrime di sofferenza a quelle di gioia, non ha mai smesso di emozionare il proprio pubblico. Un pubblico fedele e dai palati fini, forse troppo, smanioso di veder risolti in men che non si dica anche i frangenti più oscuri e critici. Negli ultimi tempi però qualcosa è andato storto nel patto fra le due parti. Dopo le mille attese promosse dall'incipit la trama si è infiacchita, il personaggio è rimasto troppo a lungo impigliato tra i rovi della foresta e anziché rialzarsi ha voluto crogiolarsi fingendo di non accorgersi del pericolo estenuante e terribile.

Poi all'improvviso, il colpo di scena che ti fa sbarrare gli occhi quando tutto sembrava perduto. L'autore richiama in causa il vero eroe, caduto nell'ombra e quasi dimenticato. Lui dopo gli anni è cambiato ed è pronto a misurarsi con la nuova avventura. L'azione ricomincia proprio nel punto cruciale e da lì nuove imprese accompagneranno la narrazione. Prima del finale, che stavolta porterà ad un epilogo felice. Questo è ciò che il pubblico si aspetta da Mancini, il primo a dare il via alla saga di vittorie poi portata a termine con il trionfo intercontinentale di Mourinho e poi Benitez. Nella pioggia di Parma l'ultimo traguardo del Mancio, la stessa pioggia, forse, che ha salutato per l'ultima volta Mazzarri a San Siro. Contro il Verona il pari non sarebbe bastato, allora ecco il tocco d'autore. Perché non ridare vita all'eroe scomparso anche se già rimasto inciso nella storia?

La penna esotica di Thohir chiude il suo primo grande capitolo ad un anno esatto dalla nomina a numero uno dell'Inter. Un colpo calibrato perché proprio nella sosta delle Nazionali e a nove giorni dal derby, la sfida più sentita dalla Milano nerazzurra. L'augurio (e l'obiettivo per i conti del club) del patron indonesiano è quello di rivedere un pubblico e uno stadio ridondanti di calore e passione, miraggio fino a questo momento con il predecessore che vantava gli zero esoneri in carriera. San Siro è terra ostica anche per gli amici che non imparano a farsi amare, Mazzarri l'ha capito troppo tardi e ha sempre voluto imboccare il sentiero sbagliato per rimediare. L'Inter ricomincia da qui. Dai rovi e Mancini, tocca a lui riprendere il cammino e tentare l'uscita dalla foresta, conscio che la fama non lo terrà al riparo dalle necessarie insidie. Il finale ancora una volta è tutto da scrivere, ma se l'Inter è davvero una fiaba farà bene sperare.

Sezione: Calci & Parole / Data: Sab 15 novembre 2014 alle 00:30
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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