"Cosa ne pensi della storia dei clan?". La domanda ormai è rodata, fissa, quasi automatica. Qualunque giocatore attuale o passato dell'Inter si accinga a parlare del proprio vivere in nerazzurro, deve rispondere di questi famosi clan. Una meravigliosa favola costruita da un signore che negli spogliatoi pare sia amatissimo ovunque, tale Zlatan Ibrahimovic. Fu lui a scagliare la prima pietra, evidentemente infervorato da quel destino bastardo che lo ha visto in un sabato di maggio del 2010 sul divano a guardare i suoi ex compagni - di una stagione prima - alzare quella maledetta Champions League a completamento del Triplete. E lui, al Barcellona ("per vincere tutto") ad alzare... il telecomando.

Fu Zlatan, dicevamo, l'uomo che ha lanciato la provocazione dei clan. Ormai diventati nell'immaginario collettivo di chi l'Inter non la conosce ma vuole comunque parlarne - perché fa tendenza -, come roba da far west: gli argentini che aspettano i brasiliani agguerriti, magari muniti di arco e frecce. Quei ca*** di gruppetti, li definiva Ibra, sono una cosa assolutamente normale per chi vive il calcio. C'è sempre la tendenza a frequentare chi ti assomiglia, ciò non esclude l'integrazione e l'ottimo rapporto tra i vari gruppi.

Parlarono i fatti. Quell'Inter senza Ibra vinse tutto, piangendo tutti insieme, argentini e brasiliani, serbi e portoghesi, italiani e camerunesi, in una notte di Madrid. Eppure, continuano a chiederlo a chiunque: "Ma questi clan?". Negli ultimi tempi, oltre agli storici, anche a Poli (quando era all'Inter), in questi giorni Coutinho e Guarin. Risposta univoca: "Siamo un gruppo fantastico, mai vista una famiglia simile". E lo dice Guarin, che è arrivato da sei mesi. E rilancia Coutinho, perché "gli argentini mi aiutano a crescere come tutti gli altri, sono fantastici. Non c'è nessuna divisione".

D'altronde, è sempre quella del vicino l'erba più verde. A guardarla da fuori, però. Prendiamo Milanello: Mexés non ha ancora gocato una partita e c'è stato un litigio con un compagno, trafiletto e acqua in bocca; Cassano ha lasciato l'allegria nella valigia di Kiev, quella per gli Europei; pare andrebbe via prima possibile. Gennaro Gattuso - uno che di Milan qualcosina ne saprà, dopo 13 anni - rivela che "nello spogliatoio, negli ultimi due anni, accadevano cose mai viste". Come si permette? Il segreto dello spogliatoio è sacro. Solo dove non c'è l'Inter di mezzo, però.

E pazienza se a Vinovo c'è quel Fabio Quagliarella che alla presentazione delle maglie diceva "ormai faccio solo il modello...". Solo l'Inter è afflitta dall'inespugnabile maledizione dei clan. Una meravigliosa favola che continueranno a raccontare, tutto tratto da un'ispirazione di Zlatan Ibrahimovic. Quello che "io sono Ibra, e voi chi ca*** siete?". Un uomo che di armonia nello spogliatoio (chiedete a Oguchi Onyewu) se ne intende. Il vero leader è quello che aggrega (vedi Samuel Eto'o), non che divide (vedi Zlatan Ibrahimovic).

Tutte le favole però - si sa - hanno una loro morale. Sotto sotto, anche la meravigliosa fiaba dei clan può vantarla. Vuoi vedere che... si parla degli altri per non parlare di sé?

Twitter: @FabRomano21

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Gio 16 agosto 2012 alle 14:57
Autore: Fabrizio Romano
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