Cosa sia, di preciso, non si sa. A volte basta uno sguardo d'intesa, un sorriso, un gesto per capisi al volo. Quando la mentalità è la stessa, ci si trova in un istante. La mentalità vincente. Quella che contraddistingue Wesley Sneijder e Andrea Stramaccioni. Due che da quando si sono visti la prima volta, non si vogliono lasciare più. La metafora dell'amore che alberga nel calcio, un sentimento ormai raro ma ancora vivo. Da quando il regazzetto romano si è presentato nello spogliatoio dell'Inter, ha stregato Sneijder.

Il numero 10 dell'Inter del Triplete e dell'Olanda, non uno qualsiasi. Magari, si aspettava un allenatore qualsiasi dalla Primavera. Un nuovo arrivo in panchina che dovunque può sembrare scelta di ridimensionamento. Eppure, non è così. Stramaccioni ha qualcosa di speciale, Sneijder se n'è accorto subito. Il feeling naturale tra due vincenti, due predestinati nel segno del talento. E come per magìa, è scattata la scintilla. Wesley è tornato a ringhiare e illuminare in campo, nello spezzone finale della scorsa stagione. Poi un Europeo positivo nella mediocrità di un'Olanda allo sbando. Quindi, le vacanze. Fino a qualche tempo fa, Sneijder non perdeva occasione per prolungarle. Stavolta invece no. Troppa voglia di Inter, tanta da tornare e scendere subito in campo. Sorridendo, correndo come un matto, partendo addirittura per Bari e sostenendo il riscaldamento seppur non convocato. Robe non da Sneijder, o comunque non da numero 10 scontento. Qualcosa è cambiato, invece. Ora è uno Sneijder diverso, quello entusiasta di mourinhana memoria.

Se Sneijder è un giocatore speciale, è anche perché il suo immenso talento è direttamente proporzionale alla voglia che ha Wes di metterlo in pratica. Ha bisogno di sentirsi importante, di sentirsi coinvolto in un'idea vincente. La mediocrità non fa per lui. Roba da campioni, insomma. L'Inter da mal di pancia del dopo-Mou non gli è mai andata giù. L'infortunio arriva ciclico, lo stress è a livelli elevatissimi. Con Stramaccioni siamo all'opposto totale. Sneijder ha voglia, chiama all'istante quando sente di possibile cessione e viene tranquillizzato. Del Daghestan non vuole sentire parlare, Eto'o può chiamare anche cinquanta volte al giorno. Poi, subito in campo col Como. Attenzione, con la fascia di capitano. Il segnale di Strama, quello deciso: "Io su di te ci costruisco la mia Inter". In tutti questi piccoli gesti di inizio staigone c'è uno Sneijder nuovo. Fresco, frizzante, finalmente utile. E, lo vedrete, decisivo.

Perché in Italia i top player ormai sono specie in via d'estinzione. Se ha questa voglia di restare e di far bene e questa determinazione, quindi, trattenerlo sarebbe importante. Per Wesley, per Stramaccioni, per il bene dell'Inter. Fosse quello dello scorso anno, allora, la cessione avrebbe avuto senso. Ma tenere questo Sneijder per questo disegno tattico e con questo allenatore, sarebbe una gran mossa. Senza sbandierarlo sul canale tematico ufficiale oppure invocando un boom di abbonamenti per poi rivenderlo a Parigi. Semplicemente osservando la realtà dei fatti al giorno 25 luglio. Questo è uno Sneijder nuovo. O meglio, forse sta tornando quello vecchio. Quello del 2010. Le premesse e le intenzioni sono le migliori, le conferme però toccano sempre al campo. Con il 10 sulle spalle, con un allenatore come amico. Come d'incanto, Wesley...

Twitter: @FabRomano21

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Mer 25 luglio 2012 alle 01:38
Autore: Fabrizio Romano
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