Adesso basta!
La variabile che più di tutte sta contaminando i risultati del gioco più bello del mondo si basa su regole farraginose e tutt’altro che prossime alla conferma ufficiale.
Premesso che stiamo attraversando la crisi più devastante degli ultimi decenni e che, vedere i trattamenti economici di alcuni viziati del pallone fa accrescere sicuramente la rabbia di chi fa fatica ad arrivare non a fine mese, non alla terza settimana del mese ma, addirittura alla seconda, trovo assurdo che le strategie di alcuni club siano contagiate da un non meglio identificato codice etico denominato FPF.
Ma di che cosa stiamo parlando? Ma chi si vuole prendere in giro?


Qualche giorno fa abbiamo appreso degli aiuti della Comunità Europea al sistema bancario spagnolo. Tutto normale, qualcuno di voi penserà, giusto? Assolutamente no. Considerando che una buona fetta della crisi è stata creata da una gestione dissennata del rapporto con le “big” di Spagna, non c'è nulla di normale. Nel 2009, per esempio, il Real Madrid chiese un “aiutino” a una banca importante come la “Caja Madrid” per portare avanti una campagna acquisti a dir poco sontuosa, grazie all’erogazione di un prestito con tassi di interessi fuori mercato; Qualche mese più tardi il Valencia si rivolse invece alla “Bancaja” per apportare liquidità a un bilancio dissestato attraverso un finanziamento monstre che non ha generato alcun beneficio. Anzi, uno sì: ha aumentato la situazione debitoria del club. E il Barcellona? Ovviamente non poteva mancare all’appello la squadra che si può permettere di coccolare nella propria rosa gente del calibro di Messi, Fabregas e i tanto decantati Canterani che non hanno un ingaggio propriamente da garzoni… I Blaugrana, attraverso diverse forme di finanziamento, hanno contribuito (e non poco) ad affossare la “Bankia” un Istituto di credito nato due anni fa dalla fusione di ben sette banche.
In estrema sintesi riportiamo che le squadre facenti parte delle prime tre divisioni calcistiche iberiche hanno un debito verso le banche di circa 4 miliardi di euro ( più un ulteriore miliardo verso lo Stato, ndr).

E allora, che cosa dovrebbe pensare un tifoso che continua a sentir parlare del FPF? E lo stesso tifoso cosa dovrebbe pensare quando gli dicono che la regola principale di questo “simpatico” codice etico dovrebbe essere: “ Più fatturi e più puoi spendere”, quando vede che una società come il PSG dilapiderà, come minimo, tra spese di gestione e mercato, cinque volte il suo giro d’affari. E il Manchester City? E il Malaga? E la prossima squadra acquistata dallo sceicco di turno o da qualche oligarca dell’Est?
No, amici, proprio non ci siamo, mettiamoci d’accordo: o il FPF lo facciamo tutti a partire da regole consolidate e da una data certa o siamo vittime di una colossale presa in giro.

Certo, per mascherare una minore disponibilità, fa comodo ai Presidenti italiani sventolare la bandiera del FPF, però il tifoso medio non ha più l’anello al naso. Come dicevo in apertura, calmierare un mercato ormai clamorosamente non in linea con il Paese reale, con il tenore di vita generale, è cosa buona giusta ma, il tutto deve essere fatto nel rispetto delle regole, delle passioni dei tifosi e, soprattutto, attraverso una ritrovata correttezza tra le parti. E’ passando, anche, da questo viatico che il calcio potrà tornare a godere di un minimo di credibilità.
BoA
 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 14 giugno 2012 alle 00:00
Autore: Andrea Bosio
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