Conteranno anche poco. Come dicono in molti, non piu' del 20%, nell'economia dei risultati di una squadra. Ma, a giudicare dalla frenesia che stimolano nei pensatoi dei top team mondiali, tale valutazione si presta a contro deduzioni almeno altrettanto plausibili. Stiamo parlando ovviamente degli allenatori, una setta di individui che da Helenio Herrera in avanti rifulge di una luce propria talvolta anche abbagliante e qui ci fermiamo nel ragionamento per non farci sopraffare dalla nostalgia e dalla commozione. Le caselle del domino autoctono ed internazionale sono ormai tutte ferme nella loro posizione definitiva. La neo scudettata societa' di Torino sta stringendo sul rinnovo di Antonio Conte. Andrea Agnelli ha in mano l'accordo di massima del tecnico -che pero' in preda ad una forma di nepotismo da film di Visconti vorrebbe sistemare anche il fratello- ma manca a tutt'oggi il si convinto del toupet. Fabio Capello e' pronto a portare la sua carica di bonomia e cordialita' al Chelsea. Scelta perfetta per il goveno di uno spogliatoio che ancora si lecca le ferite lasciate dalla durezza, dall'intransigenza e dall'incapacita' di relazionarsi di Andre' Vilas Boas, un friulano nato per puro caso in Lusitania. Sulla tracce di Marco Polo, Marcello Lippi che iniziera' un'esperienza difficile in un calcio competitivo ed esigente come quello cinese. Non si puo' che ammirare la straordinaria  capacita' di quest'uomo di rimettersi in gioco. Alla sua eta' affrontare un master di aggiornamento e nel contempo dover fare i conti col continuo pungolo dei risultati da conseguire significa credere in se' stessi  tanto da sostenere con orgoglio il peso di portare alta la sdrucita bandiera del nostro paese da quelle parti.

Per questo ha accettato un ingaggio dignitoso - ma sarebbe andato li' anche "alla pari" come un tempo le badanti moldave- inorgoglito dal fatto che un club prestigioso come il Guangzhou abbia pensato a lui. "Mi ha colpito la somiglianza della gente del posto con quella di Viareggio, stesso carattere, abitudini simili, i soldi non c'entrano. Il cane lo mangiai una volta a Marina di Pietrasanta. Me lo dissero dopo. Rimasi inorridito ma intanto mi era piaciuto", queste la prime parole a contratto caldo appena vergato. Allegri rimarra' al suo posto dopo aver barcollato sotto i fendenti di un padrone infatuato dal calcio champagne che ha in Guardiola la propria icona di riferimento. Il punto fermo del Milan che verra', Zlatan Ibrahimovic, e' anche il suo piu' grande elettore e tanto basta. Ha garantito lui per il tecnico livornese, da uomo di parola come e' uomo da Champions. Il mondo rossonero puo' guardare il dimenarsi altrui con ottimistico distacco dal sicuro della botte di ferro in cui si trova. Vale la pena di trattare di Ranieri alla Fiorentina? Obiettivamente no, se non per pronosticare che in breve tempo l'ineffabile Diego Della Valle sara' costretto a promuovere altri tavoli della pace. Questa volta coi propri tifosi.

Ed eccoci quindi arrivati alla parte clou dell'articolo, ma che dico articolo, Stramarticolo. Tutti pazzi per Stramaccioni inneggiano le folle nostrane, La panchina di Appiano ha trovato un locatario di irresistibile quanto immediata popolarita', una popolarita' che ha come sottostante l'arguzia talora addirittura in versione extrasportiva del giovane tecnico romano. Loquace come Gassmann fino alla logorrea -pare che durante l'ultimo pranzo con Massimo Moratti per dire buon appetito abbia articolato una disamina al termine dalla quale la carbonara era praticamente surgelata- ha in Gigi Sabani il riferimento per le imitazioni. Istrione (e furbacchione) si e' gia' esibito con successo nei panni di un Antonio Cassano che  esterna tutta la stima di Sneijder nei suoi riguardi. Insomma una summa di romanita' pret-a'-porter che aggancia modelli di riferimento magari un po' frusti ma di sicuro impatto in quanto affondano nel soddisfacimento della natura piu' mediatica della professione a maggior ragione dove e' gia' passato quel guru brizzolato della comunicazione tanto rimpianto di cui non a caso, civettuolamente, Strama rivendica gli sms d'appoggio. "E' intelligente" ."Ma che dici? E' un predestinato". E cosi' via rimpallando umori, la piazza lo ha adottato. Noi lo aspettiamo con rispetto (a parte gli scherzi) e calibrata speranza ma senza il trascinamento dell'emotivita' che sa alimentare con  la scaltrezza di chi si gioca molta parte della sua vita e non lascia nulla di intentato, come un concorrente ambizioso di "Amici".

Di certo conosce il Codice della Strada del calcio e dell'Inter in special modo, ha dato la precedenza ai veicoli un po' usurati che poi l'hanno spinto fino al rinnovo, e' stato capace di ripartire dopo lo stop di Parma senza spegnare il motore delle motivazioni e dell'orgoglio. Lo attendiamo sul percorso piu' impegantivo che lo attende, dove cartelli segnaletici come caduta massi e attraversamento animali selvatici lo accompagneranno tortuosamente e fin dai primi kilometri.  Con l'auspicio che le doti di fine aggregatore palesate da subito in un embrassons-nous che ha avvolto in maniera circolare non solo l'ambiente ma anche e soprattutto una squadra uscita sfilacciata e svuotata dalla cura Ranieri nascondano qualita' che come la farfalla di Belen Rodriguez abbiamo per ora potuto solo intravvedere, oltre alla passione testimoniata in maniera autentica con cui professa il suo ruolo e la meticolosa minuziosita' con cui affronta ogni aspetto del quotidiano dipanarsi del suo mandato. Ci vorra' di certo anche quel po' di pelo sullo stomaco e di temerarieta' da scafato uomo di campo non solo da conferenza stampa per fare scivolare le avversita' -che non mancheranno- fuori dal suo cammino. Gia' in sede di  mercato avra' modo di togliere la maschera a quelle parti della sua personalita' che gli serviranno per tutta questa avventura e che giudicheremo.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 18 maggio 2012 alle 00:01
Autore: Giorgio Ravaioli
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