Nostalgia. Dal greco νόστος (ritorno) e άλγος (dolore), dal portoghese all'italiano potete tradurre con José Mourinho. Per i tifosi dell'Inter a volte ritorna, si porta dietro anche strascichi di mercato: è stato il turno di Samuel Eto'o, un suo soldato che senza alcuna base concreta e realistica è stato accostato all'Inter. Magari, tra qualche settimana torneremo a leggere di José che avrà iscritto i figli a una scuola di Milano. Chissà, tutto è possibile. Ma dietro a tutto ciò rimane il solito, profondo sentimento di nostalgia verso il più straordinario allenatore della storia dell'Inter. Ormai, quasi sta diventando un problema. Ogni allenatore deve assomigliare a Mourinho, per ogni tecnico nerazzurro ci vuole l'ok di José, la domandina in conferenza stampa su un possibile sms di auguri. Insomma, un fardello insostenibile.

Fortunatamente, i riflettori su Andrea Stramaccioni si stanno abbassando. Lasciamolo lavorare con serenità. Eppure, la sindrome di José Mourinho tornerà a colpire: senza la sua parola nulla è deciso, addirittura da tifoso nerazzurro è stato costretto a incitare l'eterno rivale Ranieri pur di tenere buone le acque dell'Inter. Pensate un po' se dovesse arrivare Pietro Lo Monaco in dirigenza, come si vociferava qualche settimana fa. Quello del Tibet, del GP di Monaco o del Bayern, proprio lui. Un putiferio. José Mourinho ha coniato essenzialmente una sindrome. Ormai, se vuoi giocarti le tue carte all'Inter devi essere Mourinhizzato, altrimenti non vai avanti. Il tutto nell'ottica di una campagna di esaltazione dello Special One, ma anche di demonizzazione dello stesso, perché così sembra proprio che faccia solo il male dell'Inter.

In realtà, il male dell'Inter lo fanno gli esterni. Chi scrive, chi costringe a diventare Mourinho chiunque sieda sulla panchina nerazzurra, chi gli chiede qualsiasi piccola cosa pur di avere una risposta che José dà con il cuore da interista ma non volenteroso di fare del male all'ambiente, cosa che puntualmente accade. Insomma, per il bene di tutti, basta. Impariamo a prendere Mourinho per quello che è e soprattutto per quello che è stato, un tifoso adesso e una leggenda da dipendente dell'Inter. Ma adesso lasciamo lavorare chi lo merita, senza indiscrezioni, conferme da Madrid, riferimenti di José. Lasciamo a Mourinho un passato cristallizzato nella memoria, prendiamone le cose buone - come l'eliminazione di una figura comunque vincente come Mancini pur di rasserenare l'ambiente Inter - e guardiamo avanti."Un giorno tornerò", ha promesso. Un altro sintomo della sindrome. Troppo furbo per farlo, ma se dovesse succedere tutti pronti ad accoglierlo. Adesso però si pensi all'Inter, e al bene dell'Inter. Non all'impossibile Eto'o o alle ingenue (?) frasi da tifoso di Mourinho. Le sindromi nostalgiche lasciamocele alle spalle. Un tifoso in più, qualche problema in meno. Buon lavoro, Stramaccioni (perché José sa benissimo chi sei...).

Sezione: Editoriale / Data: Mer 18 aprile 2012 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
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