La parola orgoglio è una delle più usate e, per questo, svalutate della lingua italiana. Sembra che ogni gesto degno di nota meriti anche questa etichetta, così, giusto perché fa tendenza o è banalmente di moda. Ma in realtà di gente veramente colma di orgoglio non ce n’è molta in giro. In casa Inter di certo questa tipologia di uomo, prima che di giocatore, non fa difetto. Uno in particolare? Diego Alberto Milito. Oggi il centravanti segna con una continuità disarmante, nel 2012 è il più prolifico tra tutti i colleghi in Italia. Una macchina da gol che permette alla sua squadra di sperare ancora in un terzo posto tutt’ora lontano. Dietro questi tre mesi esplosivi dell’attaccante argentino c’è una motivazione particolare: un riconoscimento assai poco gradito, ai limiti dell’offesa per un campione come il Principe di Bernàl: il Bidone d’Oro 2011. In altre parole, il premio al peggior giocatore del campionato italiano nell’anno solare.

Assegnato, nella fattispecie, con eccessiva severità nei confronti di colui che ha firmato in modo indelebile la storia dell’Inter ma anche del calcio italiano, che deve a lui l’ultima Champions alzata al cielo da un club nostrano. Era il 12 dicembre 2011 e da allora Milito, come morso da una tarantola, ha replicato da par suo a chi lo ha definito ‘bidone’: 1 contro il Lecce, 2 contro il Parma, 1 nel derby, 1 contro la Lazio, 4 contro il Palermo, 1 contro il Catania, 1 contro il Chievo, 3 contro il Genoa, 1 contro il Cagliari e 2 contro il Siena. In totale 17 reti, che uniti ai tre precedenti segnati fino a metà dicembre lo piazzano alle spalle di Ibrahimovic nella classifica marcatori. E se in mezzo non ci fossero due rigori sbagliati…

Orgoglio, dunque, quello di un uomo vero, di una persona impossibile da odiare persino dagli avversari, un esempio per i giovani e non solo per quello che fa sul campo. Ha trascorso momentacci, Milito, la scorsa stagione e in buona parte dell’attuale. Colpa di infortuni, condizioni approssimative, errori banalissimi sotto porta. Ma il tifoso interista, quello vero, pur bacchettandolo a caldo, non lo ha mai abbandonato. E oggi ottiene in cambio di cotanto affetto una valanga di gol. Morale della favola? I giudici ‘supremi’ di Catersport, trasmissione radiofonica di Rai 2 che ogni anno assegna l’ambito riconoscimento, farebbero meglio a riflettere prima di distribuirlo con tanta leggerezza e, soprattutto, a valutare bene il nome e non solo l’andamento del suo anno solare. Perché il campione, quello vero, è in grado di rispondere sul campo, visto che a parole sono bravissimi tutti. E i bidoni sono altri.

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Ven 13 aprile 2012 alle 00:20
Autore: Fabio Costantino
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