André Villas-Boas. Questo sembra sia il nome che Massimo Moratti vorrebbe come prima scelta per la sua nuova Inter da plasmare nella prossima estate per cancellare il brutto (per usare un eufemismo...) ricordo di questa stagione nauseabonda. Un tecnico in gamba, giovane ma comunque già vincente, con profilo tosto di quelli che piacciono al presidente. Insomma, finalmente sarebbe una scelta convinta come lo furono Mancini e Mourinho, e non imposta da altri. Perché proprio Moratti fu colpito dal carisma Villas-Boas quando era ad Appiano come assistente dello Special One, e proprio lui stesso vorrebbe riprenderselo.

L'estate scorsa non ci è riuscito per via di quei quindici milioni di clausola imposti dal Porto, oggettivamente una follia che solo il Chelsea poteva pensare di attuare. Adesso la strada potrebbe essere spianata: con Roman Abramovich è rottura, il progetto è confusionario, non c'è il sostegno convinto dei tifosi e la squadra è in difficoltà. La situazione a Londra per AVB è delicatissima, dunque portarlo a Milano a giugno potrebbe essere un qualcosa di realistico, se tutto dovesse proseguire su questa linea. Il problema qual è, allora? Con quali intenzioni consegnare a Villas-Boas la panchina dell'Inter.

Se l'idea dev'essere quella di mantenere lo stato attuale delle cose, state pur certi che AVB non è un Messia e non farebbe nulla di più di quanto sta facendo attualmente Claudio Ranieri. Perché tutto deve partire da un'idea della società: costruire un progetto convinto intorno al tecnico, proteggerlo, credere nelle sue idee tattiche e manageriali, impostare il mercato come lo vuole lui e non come lo vogliono altri, ovvero delegittimarlo com'era accaduto a Gasperini, che è stato comunque esonerato giustamente per colpe anche sue.

La vicenda è chiara: Villas-Boas puoi sognarlo, potrai probabilmente anche prenderlo, ma non potrai godertelo se non con un progetto sul quale figura il suo nome in vetta a tutto e almeno qualche giocatore che richiede per consentirgli di lavorare in condizioni ideali. E' naturale che non si vadano a spendere 13 milioni per i Kuyt della situazione, come pretendeva Benitez, ma se si punta su giovani - e in questo AVB è maestro - e su elementi in rampa di lancio, allora qualche buon affare in giro si può strappare. Chiunque arrivi, insomma, dev'essere seguito da un'idea. La sua, applicata a quella della società. Comunione d'intenti, tutti insieme, con assoluta convinzione. Perché andare avanti senza un progetto vero e proprio, ma dicendo che 'ogni giorno si cerca di fare il bene dell'Inter', è pericoloso. Fallire ancora non si può. Rialzarsi sembra semplice, però tutto dipenderà dalle condizioni di lavoro sottoposte al nuovo tecnico. Il presidente sa quello che vuole. Per un ritorno al passato, vincente.

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Gio 01 marzo 2012 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
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