Nessuno vuole ammetterlo. Sembra quasi una bestemmia, ma dire che Wesley Sneijder e il progetto dell'Inter siano ormai lontani più o meno quanto Manchester dista da Milano - una distanza a caso - è la pura verità. Un circolo vizioso che va avanti dal Mondiale da marziano disputato dal genietto di Utrecht fino ai giorni nostri. Un'epopea di infortuni, mal di pancia, assenze, tweet, viaggi, un po' tutto meno che fare lo Sneijder - quello vero, non la controfigura attuale - in partita. Già, perché l'olandese lo vediamo più fuori che dentro al campo. Ormai la situazione è paradossale, sembra di avere un fenomeno di cui manteniamo vivido il ricordo di un 2010 apocalittico ma del quale non vediamo più lo straccio di una grande prestazione. Anche perché Wes in campo non c'è quasi mai: era tornato da tre partite e si è nuovamente fatto male, col Palermo. Una guerra di nervi che condiziona anche il fisico. Un matrimonio che va tristemente deteriorandosi, la sensazione di avere un fenomeno... a rate.

Eppure, anche nelle rare occasioni in cui gioca Wesley è decisamente nervoso, svogliato, quasi pare che faccia un piacere all'Inter e ai suoi tifosi se scende in campo. E anche a Claudio Ranieri, che le sta provando tutte pur di reinserirlo in un contesto di squadra che fatica ad abbracciarlo. Il tecnico nerazzurro ha già sacrificato diversi punti per gli esperimenti su misura con Sneijder, ma ha avuto come risultati nessuna vittoria e qualche vaffa distribuito qui e lì. D'accordo, nessun caso, sono robe di campo, però negare che ci sia qualcosa che giri contro la centralità del numero 10 in questa Inter è più che cecità calcistica. E' pura follia.

L'Inter operaia che aveva ripreso in mano una situazione tremenda fatica a sostenere il suo campione. Ma proprio questa parola, 'campione', fa sì che un tentativo di trovare un posticino per Wesley ci sia sempre. Ma la prestazione non ripaga mai le attese. Se ci accontentiamo di due aperture e un tiro da fuori va benissimo, per carità, ma lo Sneijder vero - quello che prende l'ingaggio più alto dell'Inter, ricordiamolo - non lo vediamo da Sudafrica 2010. Che quel Pallone d'Oro derubatogli sia ancora in digestione? Possibile, ma intollerabile. Un campione, il grande fenomeno vero e proprio di questa Inter, non può permettersi di andare avanti così. "E' una voce fuori dal coro", diceva Ranieri. E ha anche deciso di lanciarlo nuovamente. Esperimento fallito. Perché da Sneijder ti aspetti qualcosa in più, ti aspetti che si prenda in mano l'Inter, per poi ritrovarti con qualche punto in meno (e le altre davanti corrono) e qualche muso lungo in più. Forse è giunta l'ora di farsi qualche domanda, di chiarirsi una volta per tutte. Perché un fenomeno può essere sempre straordinariamente utile, ma se ha voglia di esserlo. E soprattutto se ha la forma per esserlo, perché di continui infortuni francamente non se ne può più. Altrimenti diventa solo un'arma pericolosa da maneggiare, e pure a rate. Cinque milioni netti che gridano vendetta in tempi di FFP. Insomma, all'Inter Sneijder serve come il pane, sia chiaro. Ma quello vero...

 

Sezione: Editoriale / Data: Sab 04 febbraio 2012 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
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