In conferenza stampa dopo Inter-Lecce il mister Ranieri ha evidenziato quanto salutare possa essere per i suoi giocatori questa sosta, per ricaricare le pile e stare in famiglia con un po’ di serenità dopo tanti patemi. Concetto apprezzabile, eppure io vado controcorrente. Se è vero che nel calcio come nella vita il ferro va battuto finché è caldo, forse continuare a giocare dopo quattro successi consecutivi e un trend di crescita (anche nel gioco) evidente non sarebbe stata una tragedia. Il rischio è dover ricominciare d’accapo, sopendo gli ardori della rincorsa che ultimamente ci hanno accompagnato. Fa parte del gioco e del calendario, quindi bisogna accettarlo comunque. La speranza è che il 7 gennaio, a San Siro contro il Parma, il discorso venga ripreso con vigore e la strada direzione nord della classifica somigli a quell’autostrada tanto agognata dall’allenatore testaccino.

Contro il Lecce è successo di tutto, e lo ammetto, finalmente mi sono divertito. Traverse, gol, occasioni, insomma l’Inter ha fatto proprio di tutto, compreso complicarsi la vita sullo 0-0 e sul 2-1 contro un Lecce che, pur avendo buone individualità in attacco, in difesa ha pagato a caro prezzo le assenze (a tratti era imbarazzante). Per questo, pur avvolto dalla contagiosa euforia che pervade il popolo nerazzurro (-6 dalla zona Champions, -8 dalla vetta, mica male…), preferisco mantenere i piedi per terra e conservarli così fino alla riapertura delle danze. Troppo impari il confronto con i salentini per esaltarsi oltre il consentito, anche se di motivi a latere del 4-1 finale ce ne sarebbero. Innanzitutto, il gol di Milito, atteso come la stella cometa dai tifosi interisti. In secondo luogo, la consapevolezza che Alvarez alla fine non sia proprio un bidone, come qualcuno voleva farci credere. Infine, e forse è la notizia più gradevole, il gol del Pazzo, non quello dell’1-1 ma il capolavoro messo a segno in collaborazione con la moglie Silvia (diciamo che il lavoro vero l’ha svolto lei…), ovvero la nascita del primogenito Tommaso. Congratulazioni alla coppia Pazzini, che trascorrerà un Natale meraviglioso.

Torno nuovamente sulla prestazione di Ricky Alvarez. Sono convinto che, dopo qualche sprazzo senza continuità, finalmente contro il Lecce si sia visto il giocatore per cui Moratti ha accettato di investire una somma importante. Dribbling, assist, contropiede palla al piede, difesa del pallone, pressing: insomma, l’ex Velez si è tolto la maschera dell’anonimo e ha conquistato anche i tifosi più scettici. Il ragazzo c’è, ha talento e con il trascorrere dei giorni (che alimenta l’ambientamento a una realtà per lui dell’altro mondo) sta facendo enormi passi in avanti. La rete del 4-1 è un giustissimo premio alla prestazione monstre che ha fatto innamorare di lui tanta gente, di cui una parte probabilmente lo aveva già etichettato come bidone. Già. Sono state sufficienti alcune prove incolore, senza personalità e fuori condizione fisica per ‘bollare’ questo 23enne come pacco. In realtà, restando in tema natalizio, è un pacco regalo di Moratti alla sua Inter, che aspetta solo di essere scartato completamente. Noi lo abbiamo criticato quando ha giocato male, esaltandone le prestazioni se degne di menzione. Ma non siamo mai giunti a una conclusione. E ne siamo lieti, perché oggi non ci pentiamo di aver fatto un passo più lungo della gamba.

Diamine, nel calcio moderno è sin troppo facile bocciare un calciatore dopo qualche scivolone! Serve pazienza per veder sbocciare i fiori più belli, non basta seminare e attendere il giorno dopo. Alvarez è un seibo, tipico fiore della regione argentina chaco pampeana, che cresce in terre umide e di clima caldo. Milano è umida, ma il caldo, soprattutto di questi tempi, non è di casa. Naturale, dunque, aspettare che arrivi il tempo ideale per apprezzare questa maravilla della natura e vedrete quante soddisfazioni potrà regalarci. C’è chi si dice convinto che l’Inter, tra Lamela e Alvarez, abbia preso il talento argentino sbagliato. Con tutta la stima che ho per il giallorosso, io sono convinto del contrario. E aspetterò ulteriori conferme, perché la prova contro il Lecce non mi basta. Vamos, Ricky, vamos!

P.S. - Che su un terreno come quello di San Siro i giocatori debbano rassegnarsi a pattinare è una vergogna. Un tempo c'erano più buche che in una spiaggia o in un campo di patate, oggi si scivola in continuazione. Un motivo in più per cambiare stadio, insomma, visto che questo atavico problema danneggia soprattutto le due squadre di Milano...

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Gio 22 dicembre 2011 alle 11:30
Autore: Fabio Costantino
vedi letture
Print