I campanelli di allarme suonati a Siena non sono stati sufficienti a svegliare l'Inter. Ranieri con l'Udinese ripropone il 4-4-2. C'è attesa per la coppia Milito-Pazzini e curiosità per i giovani esterni, Faraoni a destra e Alvarez a sinistra.
L'Inter ha sempre il cerino in mano ma nella prima mezz'ora il senso di pericolo lo danno soltanto le ripartenze dell'Udinese che sta abbottonata con otto giocatori nella propria metà campo e si affida esclusivamente alla velocità di Torje e all'opportunismo di Di Natale.
Solo negli ultimi 15' del primo tempo i nerazzurri riescono a sfondare nella zona di Ferronetti grazie alla spavalda prestazione di Faraoni che si produce in  cinque cross interessanti in pochi minuti, mai sfruttati adeguatamente.
Calma piatta invece sul lato opposto, Ranieri vorrebbe Alvarez largo ma l'argentino si accentra sempre andandosi ad imbottigliare nel traffico.

Così Ranieri nella ripresa lo cambia ma per mettere alto a sinistra Nagatomo che non sa cosa fare in quella posizione. L'inter perde convinzione e l'Udinese ne approfitta ripartendo ora non solo con gli attaccanti. Guidolin tira fuori dalla faretra tutte le sue frecce. Isla a destra, Armero a sinistra, si vede anche Asamoah. Arrivano i primi spaventi. Lo squilibrio induce entrambi gli allenatori ad intervenire ma per motivi opposti.
L'Udinese alza il tasso di incisività buttando nella mischia Floro Flores mentre l'Inter ricorre al rombo, mettendo Zarate trequartista, per avere un pò di densità nel mezzo e forse più copertura davanti alla difesa.
Ma il trend della partita non cambia. Al 18' è Cambiasso a salvare su Isla cercato sul secondo palo, 5' dopo è il cileno a autocensurarsi cercando un improbabile assist al capitano invece di tirare solo davanti a Julio Cesar. Passano altri 5' e al terzo tentativo Isla centra il bersaglio grosso. E proprio lui a recuperare il pallone e ripartire. Il centrocampo nerazzurro non è ben scaglionato, i terzini sono troppo alti. La frittata è fatta.

Per una decina di minuti è un inferno, l'Inter barcolla e rischia il 2-0 ripetutamente fino al rigore fallito da Di Natale. Il finale è tutto orgoglio e colpi di scena. Il centravanti d'assalto Samuel svetta per Milito prima e per Stankovic poi. Entrambe le prodezze del difensore generano palle gol non capitalizzate. Ma al di là del risultato rimane l'impressione di una squadra che non ha un'identità di gioco e dei punti fermi da cui ripartire.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 06 dicembre 2011 alle 00:01
Autore: Adriano Bacconi
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