E’ uno dei migliori nel suo campo, ovvero quello scouting. Pierluigi Casiraghi, osservatore capo dell’Inter, è impegnato nella ricerca di talenti nel Sudamerica, giovani dal futuro assicurato che possano garantire competitività a un’Inter che vuole ringiovanirsi e rinnovarsi. Casiraghi è uno osservatore alla vecchia maniera: “In tanti, oggi, si avvalgono della televisione o delle relazioni degli altri osservatori. Noi invece preferivamo andare sul luogo, per osservare da vicino. Se il ragazzo ci convinceva, passavamo alla seconda fase, quella della contrattazione. Branca e Ausilio sono due ottimi dirigenti, molto veloci. Con loro c’è feeling”.

Casiraghi presenta, con ottime credenziali, due giovani brasiliani nel mirino nerazzurro, ovvero Juan Jesus e Lucas: “Il primo l’ho seguito in Perù al Sudamericano Under 20 e in estate nel Mondiale colombiano. E’ bravo, ha un bel fisico e un bel piede sinistro”. All’inizio, però, Lucas non lo impressionò: “Quando lo vidi, all’età di 16 anni, si chiamava Marcelinho e non mi piacque da centrocampista centrale. Mentre oggi, sulle ali, è davvero bravo”.

Un po’ di aneddoti sugli ex nerazzurri: “La storia più bella è quella di Biabiany. Ero in Francia per vedere Belaid, ma la partita della sua squadra venne spostata dal mattino al pomeriggio. Mi fermai nella periferia parigina, su un campo in terra battuta, e vidi questo ragazzo con un’accelerazione incredibile. Lo prendemmo a 15mila euro”. Martins e Balotelli: “Il nigeriano alla Reggiana segnava tanti gol. Gli altri dirigenti dicevano ‘corre più della palla, non va bene’. Noi lo prendemmo. Avevamo ragione. Balotelli al Lumezzane vinceva le partite da solo, ma era difficile da gestire. Ausilio fu bravo a scommetterci”.

Altri talenti scovati, ma non arrivati in Italia per il poco appeal della Serie A: “Sigurdsson (trequartista dell’Hoffenheim) e Szczesny li vedemmo noi per primi. Non arrivarono in Italia per lo scarso appeal del campionato”. L’Inter aveva in mano Pato: “Ero andato a vedere un difensore, Sidney, ora al Besiktas. Poi mi presentarono questo ragazzo chiamato Alexandre. Lo vidi in allenamento ed era un fenomeno. Per poterlo acquistare dovevamo prendere anche un altro giocatore del procuratore Gilmar Veloz, ovvero Emerson. I costi erano alti (35 milioni). Poi avevamo già in casa Balotelli”.

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 01 dicembre 2011 alle 09:30 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alberto Casavecchia
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