Condensare in poche righe la carriera di Gianni Riotta è impossibile: giornalista ed inviato speciale de “La Stampa” e del “Corriere della Sera”, ma anche direttore del Tg1 e del “Sole 24 ore”. Ancora, scrittore di saggi e romanziere: ma in questa sede, più di tutte, vale la sua qualifica di tifoso storico dell’Inter. FcInterNews.it ha avuto l’onore di intervistarlo e di potergli rivolgere qualche domanda sull’universo nerazzurro.

Direttore, come si ritrova, e come si sente adesso, ad essere tifoso nerazzurro?

“Seguo l’Inter dalla prima elementare e ne sono felice: siamo campioni del mondo in carica, usciamo da un ciclo vincente che mi ha riportato alla Grande Inter di Herrera”.

Qual è la partita a cui si sente maggiormente legato?

“Le classiche della Grande Inter: Inter-Real Madrid 3-1, Inter-Liverpool 3-0. Oggi, le due col Barcellona, il 3-1 di Milano e lo 0-1 di Barcellona in dieci. Un’impresa storica non per un club, ma per il calcio, eliminare la squadra più forte della storia del football in due match: gli idranti aperti al “Nou Camp” hanno testimoniato per sempre come si possa essere forti e non saper perdere”.

Quale gara, invece, vorrebbe poter cancellare?

“Tutte quelle in cui non si perdeva sul campo, ma per la corruzione e i trucchi all’italiana”.

In quale partita, invece, potendo, sarebbe volentieri sceso in campo?

“Per il bene dell’Inter, in nessuna…: giocavo all’ala destra ed ero veloce, ma con piedi cattivi. Ho fatto meglio come allenatore della squadra giovanile “Blue Lions”: abbiamo vinto due scudetti classe ‘89 dell’American Youth Soccer Organization a Manhattan”.

Il giocatore a cui è più legato?

“Confesso di avere amato Rivera, per la sua forza in Nazionale e l’intelligenza come uomo: sbagliava molto il grande giornalista Gianni Brera a criticarlo. Dei nostri: Peirò, Boninsegna, Mazzola, Zenga, Zanetti, Cambiasso, Sneijder. E, su tutti, Giacinto Facchetti, grande asso, grande uomo: averlo conosciuto, e averne raccolto le confidenze una sera a "San Siro", ancora mi onora…”.

Ha mai incontrato il presidente Moratti?

“Molto spesso, a “San Siro” e fuori. Sua moglie Milly è una donna colta, intelligente e impegnata. Il presidente sa tutto di energia, ambiente ed economia: è un grande tifoso di calcio e ci accomuna la passione per i ragazzi e i giovani, ma spesso parliamo anche di cosa accade nel mondo”.

Una parola per definire gli ultimi 6 allenatori nerazzurri: cominciamo da Mancini.

“Bravo”.

Mourinho.

“Un mito”.

Benitez.

“L’avrei tenuto”.

Leonardo.

“No comment”.

Gasperini.

“Sfortunato”. 

Ranieri.

“Forza mister!”.

In cosa, la società, ha sbagliato - ammesso che abbia sbagliato - nel post-Mourinho e negli ultimi 15 mesi?

“Criticare da fuori è facile: credo abbia prevalso l’affetto per gli assi stanchi che andavano ceduti (Milito e Maicon) e la gratitudine per i veterani (Zanetti, Cambiasso e Stankovic) che erano un po’ stanchi”.

Se fosse stato al posto di Moratti avrebbe ceduto Eto’o?

“Credo che il presidente abbia dato all’Inter qualcosa come mezzo miliardo di euro (700 milioni di dollari): cosa doveva fare di più?”.

Pensa che sia "giusta" la totale adesione al fair play finanziario del presidente?

“Sì, penso però – ed è il solo suggerimento che gli darei – che deve ora organizzare la squadra non sull’affetto, ma sull’efficienza e il rigore, come ai tempi di Mourinho”.

Lo scudetto di cartone, così lo chiamano i detrattori dell’Inter e i tifosi della Juventus, lo sente suo?

“Lo scudetto del 2006, vinto sul campo come sempre nello sport quando la squalifica colpisce chi ti precede,  è – dei nostri – quello che più amo: lo scudetto dell’onestà dopo tanti danni, e non solo all’Inter, in anni bui per il calcio italiano”.

Recentemente, Moratti, a proposito di Calciopoli e della figura di Giacinto Facchetti, tirata in ballo dall’accusa di un PM, ha detto che non leggerà più la “Gazzetta dello Sport”, che si sarebbe schierata “con una politica calcolata dalla direzione del giornale”. Ci dice la sua su questo argomento che intreccia giornali, politica e potere economico?

“Sono certo che il presidente legge ancora la "Gazzetta", d’altronde – da vecchio giornalista – faccio il tifo affinché si leggano i giornali, che però devono sempre essere equanimi”.


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Sezione: Esclusive / Data: Lun 31 ottobre 2011 alle 16:30
Autore: Giuseppe Granieri
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