Apparecchiate, preparate, non badate a spese. Più 9 sull'Inter a tre giornate dalla fine, ma con gli scontri diretti a proprio vantaggio: il Milan è campione d'Italia per la 18a volta. Spazio alle danze, il banchetto è servito. Che cominci la fiera delle vanità.

Dopo anni di dominio assoluto interista, stavolta a gioire è il Milan. Un Milan operaio, cinico, che ha saputo approfittare dell'annata balorda delle sue avversarie principali. L'Inter in testa al gruppo delle deluse, ma anche Roma e Juventus, troppo indietro rispetto alle attese. Campionato mediocre, e lo 0-0 con cui i rossoneri si sono aggiudicati matematicamente lo Scudetto ne è l'esempio più esplicativo. No, non ce l'ho con la squadra di Massimiliano Allegri: se la Serie A non ha trascorso un'annata memorabile, la colpa è soprattutto della concorrenza vacante.

Troppo ampio il margine di vantaggio con cui Zanetti e compagni hanno mandato in ferie il Milan nella sosta invernale. Recuperare era un'impresa, eppure il gruppo di Leonardo ci è andato vicinissimo: peccato per quell'arbitraggio un po' così di Rizzoli e per quella sosta delle nazionali che ha dato il la alla 'settimana maledetta'.

Scudetto meritato per il Milan, si diceva, perché la società ha finalmente investito e Allegri ha saputo invertire una tendenza che premiava il nome (Ronaldinho su tutti) a discapito dell'applicazione. Ottima impostazione difensiva che poggia su Thiago Silva-Nesta, davvero una grandissima coppia centrale nonostante la batteria dei terzini non propriamente all'altezza. In mezzo, invece, tre mastini e un trequartista di sostanza (stile Stankovic dei tempi manciniani) dietro a due punte. Più Ibrahimovic, che la differenza, almeno in campionato, la fa sempre. Il merito dell'ex tecnico del Cagliari è stato proprio quello di non strafare. Una volontà che per alcuni rappresenta un limite, ma in Italia basta e avanza. Magari questo Milan non passerà alla storia, ma si è mostrato estremamente concreto.

Fin qui gli elogi per i cugini. Ma adesso sarebbe il caso che qualcuno non esultasse troppo per un 'misero' Scudetto, aggeggio che dalle parti di Milanello è stato ritenuto per un quinquennio utile solo per inserirlo in orifizi poco nobili.

“Io preferisco la coppa”, dicevano. E allora perché tanto baccano? Ah già, siamo in Italia e qui tutto è permesso. E allora basta parole. Che cominci la fiera delle vanità.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 08 maggio 2011 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni
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