Era il 9 marzo 1908 e tra le vie di Milano, al ristorante l'Orologio, fu fondato l'Internazionale Football Club. Fin da subito furono chiare due cose, che sono quasi un ossimoro: l'Inter è una squadra di Milano, ma anche del mondo. E questi due aspetti si incrociano spesso e corrispondono al carattere della città. Milano è da sempre considerata una città aperta e cosmopolita, famosa nel mondo per la moda, per il Duomo e, naturalmente, per il calcio. L'Inter ha contribuito non poco ad esportare l'immagine del calcio milanese e italiano, rendendo San Siro un tempio ammirato in tutto il mondo.

Il legame tra l'Inter e la città è sempre stato solidissimo, come ha ricordato ieri Massimo Moratti. Proprio il Presidente e la famiglia Moratti incarnano alla perfezione l'unione tra interismo e milanesità. Massimo presidente dell'Inter, Letizia, Moratti d'adozione, sindaco di Milano. Da ieri l'Inter ha un motivo d'orgoglio in più che la lega a Milano: l'Ambrogino d'Oro. Questo simbolo di appartenenza e di valore nei confronti della città è stato consegnato ieri di fronte a tutta la squadra. Quei giocatori che ben rappresentano lo spirito vincente e cosmopolita di Milano. Un olandese, un camerunese, un serbo, tanti argentini e brasiliani, alcuni italiani: tutti campioni d'Europa e del Mondo, che hanno combattuto per una maglia e per una città.

Una città che li ha accolti alle 6 di mattina in un giorno di fine maggio. Quell'alba a San Siro dimostra quanto sia forte questa unione. Chi l'ha vissuta, aspettando ore e ore a San Siro l'arrivo dei campioni, non la dimenticherà mai. Ma quei tifosi che alle 6 di mattina hanno visto sorgere un sole nerazzurro erano lì per tutti gli interisti, quelli vicini e quelli lontani. E poi la Champions finalmente arrivò, tornando a Milano, sponda nerazzurra, dopo troppo tempo. E ora c'è un riconoscimento, consegnato a Palazzo Marino, che lo testimonia. Un riconoscimento per dire grazie, a nome della città, a quei campioni che hanno riportato la Champions sotto la Madonnina. Un'impresa che ha portato Milano sul tetto d'Europa e poi del Mondo.

In Italia è conosciuta soltanto come Inter. All'estero, però, il nome della città viene sempre ricordato: Inter Mailand in Germania, Inter Milan in Inghilterra, Inter de Milão in Brasile. Per ricordare al mondo da dove vengono i campioni di tutto. Per questo la stagione 2010 è stata motivo d'orgoglio per la città e per la nazione. Le radici milanesi infatti si sono diffuse in tutta Italia e poi in tutto il mondo. Ovviamente i tifosi nerazzurri non sono solo a Milano, ma in ogni angolo del globo. Ma la magia colorata di nero e di azzurro nacque ai piedi del Duomo e mai si potrà staccare dal suo luogo d'origine.

Le radici le ha ricordate anche Moratti: "L'Inter è Milano, i tifosi nerazzurri sono sempre stati considerati i milanesi veri, anche se ora i milanesi veri sono tutti, anche quelli venuti da fuori. Anche il Milan ha fatto bene, ma nella città ha più radici l'Inter". Adesso è inutile far tornare alla memoria suddivisioni sociali, ma l'Inter rimane nell'immaginario collettivo la squadra dei bauscia, mentre il Milan quella dei casciavìt. Ora queste divisioni sociali non esistono più, ma qualcosa è rimasto nel dna della squadra. L'Inter è Milano, Milano è l'Inter. Senza Milano non ci sarebbe l'Inter che conosciamo e senza l'Inter ci sarebbe una Milano diversa. Niente più bandiere nerazzurre appese a ogni tipo di casa, niente più Piazza Duomo tinta di nerazzurro dopo ogni grande successo, niente più San Siro illuminato dalle grandi giocate dei campioni nerazzurri. Ma anche niente più derby. A un mese dalla stracittadina che forse deciderà lo scudetto, l'Ambrogino d'Oro pone l'Inter in una condizione di superiorità. Ma il derby che non finisce è un'altra caratteristica tipica di Milano. Perché non ci sarebbe Inter senza Milan e Milan senza Inter. Anche se a maggio ne rimarrà soltanto una...


 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 03 marzo 2011 alle 00:01
Autore: Guglielmo Cannavale
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