"Una squadra come l'Inter può vincere la Champions un anno perché è stata fortunata o perché ha buoni giocatori, ma non sarà una squadra che rimarrà nella storia del calcio". Firmato, Xavi Hernandez. Il genietto alle dipendenze di Guardiola ieri prima del clasico contro il Real Madrid, si è prodigato in questa dichiarazione poco piacevole, nella quale ha mostrato tutti i suoi limiti carattierali che colma con un calcio giocato di qualità davvero proverbiale. Allo spagnolo rode ancora l'esser stato spazzato fuori dalla Champions League un anno fa, con un partidazo (come direbbero dalle sue parti) dell'Inter di José Mourinho a San Siro, ed una difesa atomica in dieci uomini per tutta la gara al ritorno al Camp Nou, nella notte della remuntada fallita. Un complesso insopportabile: quello era il Barcellona dei titani, la squadra infallibile dei sei trofei, eppure c'è stato qualcuno capace di renderli immensamente piccoli agli occhi del mondo, a dover cestinare le magliette con su scritto 'Sul campo ci lasceremo la pelle' in vista del ritorno. Quel qualcuno era l'Inter, guidata da quel Mourinho che dalle parti della Catalogna già odiavano da anni, ma da quando ha spazzato fuori i blaugrana dalla Champions per poi diventare tecnico del Real Madrid da campione d'Europa è diventato il primo nemico. Xavi ieri ne ha detta qualcuna anche a lui, rivale poi nella notte clasica al Camp Nou: "Mourinho è un buon tecnico che rispetto, ma non è un allenatore che passerà alla storia come Sacchi, Ferguson o Guardiola".

Ebbene, ieri sera il Barcellona del signor Hernandez ha spazzato via José Mourinho ed il suo Real Madrid: un 5-0 immenso, che racchiude tutta quella che è stata la grandezza dell'undici di Guardiola rispetto ai blancos, timidi e quasi impauriti. Ma c'è una cosa che deve preoccupare Xavi e i suoi compagni: quel Real lì sembrava l'Inter di un anno fa versione-gironcino, quando si presentò a Barcellona con la voglia di spaccare il mondo e alla fine fu spaccata proprio lei dal totalitarismo calcistico blaugrana. Poi però, quando è arrivato il momento della verità - la semifinale di Champions dove Piqué invitava i nostri eroi a dover tremare perché avrebbero odiato il loro lavoro per i 90' di ritorno -, è stata l'Inter a stracciare la potenza del Barça ed a volare a Madrid, proprio con Xavi a guardare comodo dalla poltrona capitan Zanetti che alzava la Coppa. Lo ha detto, l'odiato Mourinho che ieri è stato umiliato: "Non so se è l'ultima volta che la mia squadra gioca su questo campo, per la stagione corrente. Ricordate l'Inter dello scorso anno...". Un avviso più che chiaro, caro Xavi: dalle parti di Barcellona si rosica ancora tantissimo, perché i mostri di Pep non sono stati capaci di mandare al tappeto una squadra che ha giocato tutto il ritorno in dieci uomini per un'espulsione-furto del geniale quanto scorretto Busquets, perché quella remuntada che ci annunciavate con pubblicità televisive e tanto altro è ancora il nostro sfottò preferito, tornato sicuramente in mente a José nella terribile notte di ieri.

Già, perché ieri sera Xavi ha vinto la sua partita contro il Real Madrid e contro Mourinho, ma il ricordo dell'Inter lo ha zittito e schiacciato ancora. Quel Barcellona così grande è stato buttato fuori solo qualche mese fa proprio dai nerazzurri che lui reputa così piccoli da non poter neanche entrare nella storia, dopo aver vinto una delle Champions League più difficili delle ultime edizioni, battendo i campioni di Inghilterra, Russia, Spagna e Germania. Se permetti, caro Hernandez, i tifosi interisti hanno goduto da morire in quel momento e ad ogni dichiarazione che arriva dai simpaticissimi barcelonisti, godono ancora di più. Ieri sera José Mourinho ha vinto una sua piccola partita personale, e l'Inter di conseguenza: se ci vedessero ci temerebbero ancora, perché quella squadra ha dimostrato che nulla è impossibile, quando si conosce il valore dell'umiltà mista alla consapevolezza dei propri mezzi che Mourinho impime. L'umiltà, un valore che in Catalogna devono ancora imparare bene, eccezion fatta per il correttissimo Pep Guardiola. Perché, caro Xavi, non sarai tu a togliere al popolo nerazzurro quelle emozioni immense: ieri al Camp Nou ha vinto l'Inter, ed anche solo in una minima parte Mourinho, ma il campionato finisce a maggio. Se lo dice José - quello che Xavi lo ha spazzato fuori -  che tutto è ancora aperto, allora consiglio allo spagnolo di crederci, nella speranza di un'altra remuntada.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 30 novembre 2010 alle 15:50
Autore: Fabrizio Romano
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