Se a parlare si rischiano multe e deferimenti, allora è meglio rimanere zitti. Tanto il silenzio esprime in modo coerente e lapalissiano il pensiero che domina in casa nerazzurra, a tre giorni dalla delicatissima sfida di Champions League contro il Chelsea, che andrebbe affrontata in un clima sereno. Invece il clima a Milano, sponda nerazzurra, è teso all'ennesima potenza, tanto da indurre la società a imporre il silenzio stampa, per due validi motivi: evitare dichiarazioni pesanti che andranno incontro a sanzioni inevitabili; trincersarsi per cercare di preparare bene la partita contro gli inglesi. Il paradosso è che, tra tante frasi e dichiarazioni bollenti, a Josè Mourinho sia bastato un gesto per chiarire in modo esemplare il suo punto di vista sulla direzione di Tagliavento in Inter-Sampdoria e, più in generale, su quanto sta accadendo alla sua Inter dallo scorso 6 gennaio, quando il signor Pierpaoli non punì con il rigore il pugno di Quaresma in Chievo-Inter. Da allora, tanti episodi a dir poco controversi, che hanno montato la rabbia e le perplessità in Corso Vittorio Emanuele e che si sono susseguiti in modalità quasi continuativa. Tra falli di mano puniti o ignorati ed espulsioni 'indotte' da atteggiamenti persecutori, ogni volta che ha giocato l'Inter se ne sono viste di cotte e di crude.
Ieri Mourinho, dopo l'espulsione di Cordoba, la seconda in 7 minuti, si è lasciato andare a una protesta plateale: il gesto delle mani ammanettate, quasi a dire che non c'è modo di opporsi a un volere superiore puntualmente penalizzante. Nessuna dichiarazione avrebbe avuto lo stesso effetto, soprattutto se sommata allo spettacolo di dissidenza che lo Spacial One ha proposto nell'arco dei 90 minuti: scatti, urla, testate contro la base alta della panchina (quella morbida, sia ben chiaro) e sorrisi amarissimi, uno show dentro un contenitore che ha agito in totale sincronia con il tecnico nerazzurro. La Panolada non si era mai vista in Italia, ma stavolta il pubblico di fede interista ha deciso di esporsi in maniera organizzata e quindi più efficace. Una contestazione plateale che ha dato l'idea chiara dell'insofferenza nerazzurra a certi atteggiamenti punitivi nei confronti di una squadra che comanda con merito la classifica italiana e meriterebbe maggior rispetto, o quanto meno un trattamento equo rispetto a chi la sta affrontando. Rosetti ha peccato pesantemente di incoerenza fischiando diversamente in episodi identici (mano in area, a Bari e a Napoli). Tagliavento ha fatto altrettanto mostrando il pugno duro nei confronti di Samuel e Cordoba, e lasciando andare con un'ammonizione e una pacca ideale sulle spalle Pazzini, per uno sgambett che al 99% dei casi avrebbe meritato il rosso.
Mourinho, nelle sue esperienze internazionali, raramente si è trovato in certe condizioni. Chiaro, allenare grandi squadre ti preserva anche dal subire dei torti, la norma è questa, si tratta di una legge non scritta. Ma all'Inter il vento sofia diversamente, sembra che i valori incampo non siano sufficienti a vincere. Nessuno all'Inter pretende trattamenti di favore, ma banalmente una gestione democratica delle partite. Poi, l'errore può scappare a tutti, ma deve essere frutto di una svista a prescindere dalle maglie, deve essere una banale coincidenza, un caso. Non una presa di posizione predefinita. C'è una nota positiva però in tutto ciò: se proprio serve guardare il bicchiere mezzo pieno, anche ieri è emersa l'inaffondabilità dell'Inter, già palesata nel derby, a Parma e a Napoli. In condizioni avverse, la squadra di Mourinho riesce a fare gruppo, a unirsi ancora di più e a dare il meglio di sé. In questo ha metabolizzato decisamente il carattere del suo allenatore. Altre squadre, in talune circostanze, ieri si sarebbero sciolte e avrebbero atteso il colpo di grazia da prte dell'avversario, quasi fosse un destino inalterabile. Invece è stata l'Inter a sfiorare addirittura la vittoria: se Eto'o fosse stato quello di tre mesi fa, forse oggi invece di puntare il dito contro Tagliavento non faremmo che esaltare l'ennesima impresa di una grandissima squadra, più forte persino delle 'avversità'. Ma anche lo 0-0, in certe condizioni, va accolto con soddisfazione, anche se la Roma ha in mano il -5 e il Milan il -7 (virtualmente -4). Ma, come direbbe Mourinho, la sua squadra rimarrà comunque davanti alle altre. Bicchiere sempre mezzo pieno, insomma...
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