Il campionato italiano è in crisi. Il livello medio si è notevolmente abbassato ed è per questo che in un periodo così, assistere impotenti alla lotta per i primi posti fa male. La Juventus, meritatamente campione d’Italia, oltre a un buon carattere e a una buona mentalità non ha messo in mostra un livello tecnico particolarmente significativo. Basti pensare che la squadra che ha dominato il campionato lo ha fatto con un attacco composto da: Vucinic, Giovinco, Bendtner, Quagliarella, Matri e il redivivo Anelka. Tanto per fare un esempio, l’Inter del 2010 poteva contare su: Eto’o, Milito, Sneijder, Balotelli e  Pandev. Confronto a dir poco imbarazzante, no? Ma è imbarazzante anche aver chiuso l’ultimo torneo con un distacco di 33 punti.
E, a oggi, quali sono le prospettive per la prossima stagione?
Difficile dirlo. La situazione di stallo nella trattativa Moratti-Thohir complica maledettamente la strada per la rifondazione.
Personalmente guardo con ottimismo al possibile approdo del magnate indonesiano. Non lo dico solo per i milioni che porterebbe in dote ma, cosa più importante, per la possibilità di un radicale rinnovamento della società, sotto il profilo sia dell’organigramma che della linea di condotta.
Moratti in questi anni ha vinto tanto, ha fatto dell’Inter un club da “smoking bianco” ma le prospettive non sono rosee.
I soldi sono pochi e l’impressione è che il Presidente debba fare sempre i conti con lacci e lacciuoli che impediscono lo sviluppo in senso moderno della società. A tal proposito, i meno giovani si ricorderanno che nei primi anni settanta si iniziò a parlare proprio di “lacci e lacciuoli” per indicare i problemi di un’imprenditoria italiana che non riusciva a svilupparsi tanto quanto i suoi competitor internazionali per colpa di una burocrazia irrazionale e lontana dai veri problemi del paese.
All’Inter, i lacci e lacciuoli sono invece rappresentati da tutti quei rapporti interpersonali che limitano la libertà di azione di alcuni dirigenti che potrebbero fare la differenza in senso positivo.
Troppi amici, amici degli amici e parenti vari non permettono, a mio modo di vedere, quell’esplosione in senso moderno ed efficiente di una società che dovrebbe privilegiare maggiormente la meritocrazia rispetto al rapporto tra le parti.
E’ per questo motivo che l’eventuale arrivo di Thohir non mi dispiacerebbe. Certo, rinunciare del tutto o in parte alla milanesità, all’interismo, alla generosità e alla grande immagine a tutto tondo di Moratti sarebbe una perdita tanto epocale quanto significativa ma, prima di tutto, viene il bene della nostra amata Inter. Ed è da questo punto che dovrebbero partire le nostre considerazioni: In questo momento c’è chi tifa per la conferma del Presidentissimo, chi spera in un avvicendamento ma l’obiettivo deve essere uno soltanto: Il futuro della Benamata. Tutto deve andare in questa direzione.
Solo dopo aver fatto chiarezza in seno alla società potremmo allora fare chiarezza su ciò che ci aspetta per il futuro più o meno prossimo.
Per adesso dobbiamo stare alla finestra, limitarci alle prime considerazioni sull’inizio del mercato, in attesa della svolta definitiva. In un senso o nell’altro.
A proposito di mercato, a oggi possiamo solo prendere atto che esiste una lista di sicuri partenti (Chivu, Silvestre, Stankovic, Schelotto e Gargano), di calciatori potenzialmente cedibili (Handanovic, Mbaye, Alvarez, Guarin, Kuzmanovic, Obi, Mudingayi, Cassano e Rocchi) e di calciatori incedibili per mancanza di offerte adeguate o per un effettivo convincimento (Samuel, Zanetti, Juan Jesus, Nagatomo, Cambiasso, Kovacic, Palacio, Milito). 
Partendo però dal presupposto che è finalmente arrivato un bravo allenatore, che l’Inter non avrà l’impegno delle Coppe e che la differenza da colmare con chi ci ha preceduto in campionato non è tantissima (nonostante i numeri impietosi), l’auspicio di tutto il popolo del Biscione deve essere quello di vedere conclusa, il prima possibile, la querelle societaria.
Tornare a vincere in Italia non è impossibile. Una società forte e convinta lo può fare.
In questo periodo ci stiamo giocando molto. Con una Juventus inevitabilmente distratta dalla campagna europea, non possiamo permettere ai nostri “simpatici” cugini di avere campo libero verso il tricolore. Oltre alla supremazia cittadina nel numero degli scudetti, si sta infatti avvicinando il traguardo della seconda stella: sarebbe quantomeno antistorico che ci arrivassero prima di noi. Noi siamo stati i primi (e gli ultimi) a essere campioni del mondo e alla prima stella siamo arrivati una quindicina di anni prima di loro. Oltre a essere da sempre la squadra di riferimento della città.
Caro Presidente, vedere i dirigenti fare i blitz per Giardino o assistere a una situazione così stagnante non è da Inter. Lei è da sempre il primo tifoso, faccia presto a decidere. In un senso o nell’altro. Grazie!

BoA


Ps: “FATE PRESTO” è stato il titolo, con il quale il 10 novembre del 2011 Il Sole 24 Ore lanciava un appello alle istituzioni per salvare l’Italia dalla crisi di fiducia che aveva fatto impennare lo spread fino a 575 punti, che ha vinto il premio Ferrari come “Titolo dell’anno 2011”. Speriamo che sia di buon auspicio…

Sezione: Editoriale / Data: Dom 16 giugno 2013 alle 00:00
Autore: Andrea Bosio
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