"Forse non sono il miglior allenatore del mondo, ma non penso ci sia nessuno migliore di me". Il ritornello è lo stesso, come nel 2004. José Mourinho riabbraccia il suo Chelsea dopo il biennio all'Inter e le tre stagioni al Real Madrid: "Non voglio esser chiamato una leggenda, però ho una storia difficile da comparare. Mi considero un grande tecnico. Quando arrivai al Chelsea dissi di essere speciale perché avevo già vinto una Champions col Porto. Per essere un vincente, devi avere un talento speciale. Non sei speciale se non vinci, ma io vinco!".

Il portoghese parla così ai microfoni del Sun, spiegando la sua passione per i Blues: "È stato amore a prima vista. Il Chelsea è nel mio cuore. Ho sempre desiderato che avesse successo, tranne quando ho dovuto affrontarlo. Solo in quel caso volevo ammazzarlo!", ha detto Mou, tornando alle due vittorie ottenute negli ottavi di Champions con l'Inter.

Ricordi che vanno al suo addio da Stamford Bridge, prima dell'esperienza a Milano: "Da lì ho subito sentito la mancanza del calcio inglese, ma sapevo che sarei tornato. Il mio ritorno era obbligatorio, tuttavia non immaginavo sarebbe avvenuto tanto presto. Ho sempre voluto allenare in Inghilterra, in Spagna e in Italia, sapevo quindi che non sarei tornato qui senza aver prima allenato negli altri Paesi".

Etica del lavoro che però è rimasta sempre la stessa: "Mi sveglio presto e vado via tardi, pensando al calcio ogni minuto. Non importa in quali club sono stato. La mia giornata lavorativa è rimasta uguale. Un sacco di allenatori arrivano da me chiedendomi la ricetta del successo. Ma se vogliono una ricetta dovrebbero andare da un dottore. Il calcio non è così". In tanti parlano di arroganza: "Se qualcuno dice di essere il migliore, allora ha grandi possibilità di lavorare con me. Mi rialzo con i proeittili che mi sparano addosso e lo farò sempre. Sono nato in questo modo nel calcio e così morirò".

Fondamentale proteggere la squadra da attacchi esterni: "Nel mio atteggiamento c'è sempre un obiettivo: la difesa degli interessi del mio club, senza riguardi per la mia immagine. Se è un difetto o una virtù? Chiedetelo a quelli che hanno lavorato con me". C'è un altro aspetto in comune fra le squadre del suo passato: "La mia posizione è sempre stata in pericolo perché alleno soltanto grandi squadre ambite da tantissimi tecnici; perché lascio squadre già assemblate per gli anni futuri; perché lascio ottime condizioni di lavoro ed eccellenti strutture per chiunque subentri". E qui è inevitabile intravedere l'ennesima frecciatina per Rafa Benitez, suo successore in nerazzurro.

"Ho avuto grandi anni ma i prossimi saranno i più importanti - conclude lo Special -. Non festeggio mai con eccesso una mia conquista perché non voglio pensare che sia l'ultima. Chiunque volesse vedermi fallire resterà deluso. Penso sia naturale il fatto che vincerò altri trofei nella mia carriera". Parola di Mou.

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Dom 09 giugno 2013 alle 14:27
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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