Ore calde per il futuro dell’Inter, anche e soprattutto dal punto di vista societario: una grande rivoluzione è in atto di compiersi già da questa estate per la società di Corso Vittorio Emanuele, con l’imminente ingresso in società di nuovi investitori dall’estero, voci confermate dal presidente Moratti stesso. Ed è sempre vivo il progetto dello stadio di proprietà da regalare ai tifosi nerazzurri, anche se i tempi rischiano di allungarsi. Per fare il punto della situazione su questi temi, FcInterNews.it ha voluto interpellare il giornalista de Il Sole 24 Ore Marco Bellinazzo.
Caro Marco, puoi darci degli aggiornamenti sulla situazione legata a questo momento importante per la società Inter?
“La situazione è riassumibile in questi termini: stando a quanto mi risulta, sul tavolo dell’Inter, che una volta sfumato l’accordo coi cinesi ha iniziato a cercare a 360° allo scopo di aprire la porta a nuovi investitori che possano dare una mano al club, sono presenti ora diversi dossier. Per quel che riguarda l’idea del nuovo stadio, in questo momento il nome che appare in pole position è quello della Mabetex della famiglia Pacolli. Già in autunno ci furono incontri con Massimo Moratti (documentati anche dal nostro sito, ndr), e adesso l’ipotesi dell’azienda con sede a Lugano sembra quella più forte. C’è però da dire che l’investimento nello stadio comporta un esborso di almeno 300 milioni, e visto che in Italia l’Inter non ha trovato nessun sistema bancario pronto a dare fiducia e ad investire, ecco che è stata avviata la ricerca di nuovi partner finanziari. A mio modo di vedere, tra i tanti dossier presentati quello più interessante, e che probabilmente sarà accettato, è quello legato agli investitori dal Kazakistan”.
Kazakistan dove proprio la Mabetex nutre grandi interessi avendo realizzato diverse commesse: si può dire pertanto che queste due trattative sono destinate ad incrociarsi su un binario comune?
“Assolutamente sì, se l’affare andrà in porto, e le probabilità sono molto alte a mio modo di vedere, si realizzerà sia sul piano industriale che su quello finanziario: la Mabetex si prenderà l’onore e l’onere di costruire lo stadio, anche perché molto interessata all’ingresso nel mercato italiano, i kazaki porteranno invece nuovi capitali. Come questo avverrà è un punto ancora in discussione, visto che comunque chi investe vuole ovviamente dei ritorni che l’Inter in questo momento non può garantire. La contropartita ideale risulta essere la partecipazione azionaria con una quota intorno al 20-30%, un’operazione in stile Saras-Rosneft. C’è comunque da aggiungere un particolare…”.
Ovvero?
“Le possibilità che l’affare si concretizzi, a quanto mi risulta, sono molto alte, poi bisogna comunque fare i conti coi discorsi ‘burocratici’, che sono legati all’iter per la costruzione dello stadio come all’ingresso di capitali di un Paese dell’ex Unione Sovietica. Comunque, l’Inter sta davvero alacremente per portare a termine questo progetto, anche se c’è il rischio che l’arrivo dello stadio nuovo si realizzi anche oltre il 2018 paventato da Marco Fassone. Massimo Moratti comunque sta dando tanto a questa società e continua a farlo, ha operato una politica di ringiovanimento della rosa e un deciso taglio al monte stipendi; cederà solo una quota minoritaria perché a mio parere vuole fare l’ultimo regalo ai tifosi con lo stadio di proprietà prima di cedere il pacchetto di maggioranza. Credo che i tifosi debbano continuare a sostenerlo in queste sue iniziative. Intanto, mancando gli introiti dalla Champions League dovrà prendersi più tempo per far quadrare il bilancio: in questo senso, l’ingresso dei russi di Rosneft in Saras con l’arrivo dei 178 milioni è stata una bella boccata d’ossigeno”.
A proposito di Rosneft, ribadisci che l’operazione condotta dai russi riguarda al momento esclusivamente la Saras e non vede aperture verso l’Inter?
“Sì, decisamente: per il momento la Rosneft è interessata solo all’azienda dei Moratti. L’accelerazione dello studio dei dossier è una prova del fatto che dal colosso di Igor Sechin non sia arrivato nessun interesse in merito all’Inter. Anche se l’azienda si è riservata l’opportunità di intervenire magari con operazioni di sponsorizzazione o sostenendo il progetto stadio”.
Quanto è concreta la pista americana paventata negli ultimi giorni?
“Al merito non ho nessun riscontro, se non per quel che riguarda la discussione di accordi commerciali; so che Fassone è stato negli Usa ma si tratta di visite di routine. Il problema è la mancata partecipazione alla Champions League, visto che i contratti stipulati prevedono premi di valorizzazione del brand in caso di partecipazione alla kermesse. L’Inter purtroppo anche per l’anno prossimo avrà questo problema cui rimediare”.
L’ingresso dei nuovi soci influirà anche sulla campagna acquisti oppure i nuovi capitali saranno dedicati solo alla copertura del bilancio in passivo?
“E’ evidente che un beneficio ci possa essere, ma i nuovi soci non potranno mettere subito centinaia di milioni di euro, specie per via dei paletti imposti dal settore finanziario che limitano a 45 milioni a stagione eventuali inserimenti di capitali. Pertanto, il nuovo flusso di denaro sarà dedicato principalmente a ricoprire le perdite di bilancio che per l’Inter rimangono pesanti. Si potrebbe anche procedere con l’inserimento di capitali tramite sponsorizzazioni, visto che rientrano nei capitali da investire, anche se è altamente sconsigliabile seguire dei giochetti tipo la sponsorizzazione da 125 milioni garantita al Paris Saint Germain dai qatarioti. Anche perché il Fair Play Finanziario incombe e la Uefa ha promesso il pugno duro, minacciando sanzioni pesanti. La campagna acquisti, per questa stagione potrebbe seguire la linea del rientro dei prestiti e del lancio dei giovani, anche se poi in un mondo come questo tutto può succedere”.
Hai accennato al passivo di bilancio dell’Inter: ma quanto ci vorrà prima che possa essere cancellato del tutto?
“E’ una questione di scelte societarie. Il bilancio del Milan testimonia come la rotta si può invertire anche in due sole stagioni. Anche la Juventus presenterà un rosso meno pesante rispetto al bilancio della scorsa stagione. L’Inter ha il problema del taglio degli ingaggi e dei contratti pluriennali, al quale comunque ha deciso di porre rimedi a volte drastici come testimonia il caso di Wesley Sneijder. I primi effetti si vedranno nel prossimo bilancio, a meno di sorprese. Con questi nuovi investimenti nel giro di due anni si potranno comunque vedere i risultati più importanti, anche in ottica Fair Play Finanziario”.
Ma dei soldi intascati dalla cessione delle quote della Saras, Moratti quale percentuale potrebbe destinare al mercato?
“Per saperlo bisognerebbe essere nella sua testa. Moratti è sempre attaccato a questi colori, non mostra cedimenti. Ma nella migliore delle ipotesi potrebbe ricapitalizzare al 50%, considerati anche i vincoli di tipo civilistico (interventi obbligati sotto certi livelli di capitale); dipende da quale sarà il risultato del bilancio del 2013. Bisogna vedere, anche se personalmente non ci farei molto affidamento”.
In conclusione, in tanti tra i tifosi favoleggiano spesso sull’ingresso nelle nostre società di munifici milionari arabi o russi. Ma arriverà mai il giorno che anche in Italia si apriranno le porte agli investimenti stranieri?
“Non bisogna chiedersi se, ma quando. In Italia ci sono tre squadre di grande appeal internazionale come Inter, Juventus e Milan. Tolta la Juve, che ha una proprietà solida e metà americana vista la joint venture Fiat-Chrysler, le due milanesi hanno brand appetibili per gli investitori stranieri, vuoi per il blasone, vuoi per le potenzialità del marchio mai sfruttate completamente. Gli stranieri arriveranno, prima o poi, bisognerà capire con quali modalità: ma è indubbio che entro pochi anni questi due club saranno in buona parte legati ad investitori oltre i confini”.
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