Javier Zanetti è l'ospite della trasmissione "Undici", come undici sono le foto che, una dopo l'altra, raccontano la vita dentro e fuori dal campo del Capitano nerazzurro durante il corso della puntata in onda su Mediaset Italia Due.
La prima immagine ritrae un'Argentina in crisi: "Ci sono ancora tanti problemi, le cose non sono cambiate per niente - spiega Zanetti - . Ci sono tante difficoltà non soltanto economiche, ma anche sociali. Ci sono tanti bambini che soffrono e mi dispiace perchè ogni volta che torno nel mio Paese non vedo l'Argentina che avevo lasciato io. Chi è più agiato vive questa situazione con grande disponibilità, credo che chiunque abbia avuto il privilegio di stare bene e possa tornare al proprio Paese e dare una mano sappia quanto quello valga. Mi auguro di poterlo fare per ancora tanto tempo".
Si passa poi a una foto che fa tenerezza. È quella di un ipotetico campione, Sebastien Rambert, di un incredulo Javier Zanetti e di un grandissimo Giacinto Facchetti: "Lui quello forte? Giustamente, era il capocannoniere dell'Argentina. Io ero quello sconosciuto, per Moratti è stata una scommessa. All'epoca non avrei mai immaginato di trovarmi ancora qui. Diciotto anni di grande orgoglio, perché l'Inter mi ha dato tantissimo e non smetterò mai di ringraziarla".
Si arriva poi al 1998, a quella Coppa Uefa vinta al Parco dei Principi di Parigi: "Quello fu il mio primo trofeo europeo. Ricordo una grande serata con la felicità di fare un gol e con l'orgoglio di vedere mio padre piangere con me".
Ronaldo e Iuliano, Inter e Juventus, che cosa se non Calciopoli? "Ricordo quegli anni con grande tristezza, dopo quello che si è saputo. Quella era una partita importante tra due grandi società che lottavano per un obiettivo. Quella è stata una partita per noi molto triste, ma ormai fa parte del passato ed è inutile commentare".
Diego Armando Maradona, gioie e dolori: "È stato sempre un mio idolo, non solo per me, ma per tutta l'Argentina. Ho avuto l'esperienza di averlo come allenatore in Nazionale, però poi ha deciso di non portarmi al Mondiale nel 2010, quello che era forse il mio miglior anno con l'Inter. Parlai una volta con lui e mi disse che ne avremmo parlato durante un caffè, ma ormai è passata anche questa...".
Appiano Gentile, asado e grigliate con i compagni di squadra: "È una cosa nostra, argentina, che ci portiamo ovunque. Io faccio finta di cucinare, ma il vero asador è Walter Samuel. Lui è bravissimo, io mi limito a fare da cameriere e mangiare. Ma questa è un'abitudine stupenda".
Derby, ieri, oggi e domani. Javier Zanetti vs Paolo Maldini: "È un grande, l'ho sempre ammirato, come avversario e come uomo. Rapporto con i milanisti? Al di là della rivalità calcistica, è sempre buono. Con Paolo e con Leonardo avevo grandissimi rapporti. I tifosi rossoneri? La cosa che mi fa grande piacere è che mi hanno sempre trattato con grande rispetto e questo per un calciatore è importantissimo".
Ronaldo e quel pianto del 5 maggio: "È stato uno dei giorni più tristi della mia esperienza di vita. Sembrava tutto fatto, doveva essere una grande festa e non è stato così. Siamo arrivati a quella partita troppo tardi, avremmo potuto vincere prima. Dopo la partita vinta a Firenze avevamo Atalanta e Brescia, la prima l'abbiamo persa. A Verona col Chievo veniamo raggiunti allo scadere. Siamo arrivati a quel momento li con le uniche forze che ci erano rimaste e non sono bastate. Rimane una grande amarezza per noi e per tutti gli interisti".
Indimenticabile, Champions League del 2010: "Uno dei momenti più belli, inseguivo quella Coppa da tantissimo tempo e essere Capitano di quella squadra e alzare quel trofeo per me significava tantissimo. Un momento così rimarrà per sempre nei nostri cuori".
Dalla Champions a José Mourinho: "Un grande. Che ha di particolare? Semplicemente, lui è avanti. È un allenatore molto preparato, studia le partite come pochi allenatori ed è vincente. Prima della finale di Madrid ci disse che eravamo arrivati fin lì e ci mancava solo quello per scrivere la grande storia dell'Inter. Farà sempre parte della grande famiglia nerazzurra".
Si chiude con le immagini dell'incontro con Papa Benedetto XVI: "Molto emozionate, ho avuto anche la fortuna di stare insieme alla mia famiglia. Vedere il Papa che prendeva in braccio il mio bambino è stato un momento tra i più profondi che abbia mai vissuto".
Si continua poi a parlare degli allenatori, passati e presenti, da Zanetti: "Mancini ci ha riportato a vincere, è un grande allenatore. Stramaccioni mi lascia in panchina ogni tanto? È giusto sia così. Io ho sempre detto a ogni allenatore che io ero uno dei tanti a disposizione e che sarei entrato in campo solo se ero nelle condizioni di aiutare la mia squadra e dare il mio contributo. Lippi? Tante speranze di poter fare una grande squadra, ma alla fine non siamo riusciti ad andare bene. Benitez? Non abbiamo legato. Cuper? Una grandissimo allenatore, meritava forse qualcosa in più".
Chiusura dedicata all'attualità. "Credo di si", risponde Zanetti a proposito dell'eventualità che il Milan possa avere la meglio sul Barcellona, i cui giocatori però "sono bravi perchè hanno tutti i piedi buoni e con quel palleggio ti mettono in difficoltà".
Dopo aver svelato chi considera il migliore tra Lionel Messi e Diego Armando Maradona ("quello che sta facendo Messi, Maradona a quell'età lì non lo faceva"), quale squadra potrebbe vincere il campionato ("difficile dirlo adesso, la classifica è corta e fino alla fine sarà una dura lotta. Il Napoli non mollerà") e quando potrebbe smettere di giocare a calcio ("Manca poco. Quanto? Non lo so, due o tre anni, ma no, non farò l'allenatore"), Zanetti svela quale sia il suo undici ideale. Rigorosamente però con i soli ex compagni "Julio Cesar, Maicon, Bergomi, Cordoba, Roberto Carlos, Veron, Vieira, Figo, Baggio, Zamorano, Ronaldo".
Autore: Fabrizio Romano / Twitter: @FabRomano21
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