Una storia scolpita nel destino. Mauro Icardi e l'Inter sono vicini, vicinissimi. Quasi una favola che ci tengo a raccontare in prima persona, avendo avuto la fortuna e il piacere di seguire questo crack dal lontano 2009 parlandone anche da queste colonne. L'Inter e Icardi più vicini che mai, dicevamo. E lo erano già stati in passato. Da quando quel ragazzino nativo di Rosario col sorriso stampato sul volto, gli occhi di miele e i piedi del giocatore vero emigra in direzione Spagna. C'è la crisi in Argentina, la sua famiglia emigra alle Canarie e quel bimbo che col pallone ci sa fare - sebbene sia un classe 1993 - fa le valigie con papà Juan Carlos e inizia a muovere i primi passi al Vecindario, piccola società dell’isola di Gran Canaria. Il gol nel sangue, i colpi del talento, Maurito (come lo hanno sempre chiamato nei vicoli di Rosario) è seguito da osservatori di mezza Europa.

Lo sceglie Pep Guardiola, dietro c'è anche un certo Lionel Messi: rosarino purosangue come Mauro, amico che diventerà quasi un fratello nell'avventura al Barça. Proprio il Barça, già, perché il consenso di Guardiola - che allora allenava il Barcellona B - porta gli uomini blaugrana a chiudere. Con Messi un'amicizia speciale, con Pep un feeling d'altri tempi e un aneddoto speciale: primo allenamento, Mauro arriva e si siede in tribuna per osservare quella che sarà la sua nuova squadra. Guardiola ferma l'allenamento, alt: pallone sotto il braccio, tutti a bocca aperta, il freddo Pep corre a salutare quell'argentino che ha fortemente voluto. Segni del destino. Inizia la favola di Icardi, in quella cantera che sforna talenti come fossero giornali per un'edicola.

Incredibile ma vero, lì inizia anche la storia di Icardi con l'Inter. Perché Maurito segna tanto, ma la fiducia non sembra essere totale. E allora, via ai primi viaggi in tribuna, direzione Catalogna: si siedono a seguirlo tantissime società italiane, dal Palermo al Napoli, dalla Roma all'Inter. Report positivi, ma per un investimento simile è ancora troppo presto. Quando però il Barça decide di lasciar andare Icardi a prezzi irrisori (perché si sceglie di puntare su altri ragazzi come Etock, ora riserva allo Sporting B) c'è chi non perde tempo. Ovvero, il signor Riccardo Pecini, capo degli osservatori della Sampdoria, bravissimo nel piazzare un colpo che oggi fa ancora gongolare le casse blucerchiate. L'ambientamento non è facile, a Bogliasco un giovanissimo Mauro insieme al papà Juan Carlos passa il suo tempo a pescare e cancella la nostalgia di Rosario, dove le giornate di pesca nel Rio erano quasi un rituale. E la storia con l'Inter inizia su quelle tribune tinte di blaugrana, quando Icardi si poteva prendere per pochi spiccioli e non è stato preso. Un peccato passabile, forse, ma perseverare adesso sarebbe diabolico. Anche perché si può sbagliare e lo fanno anche i colossi, si veda il Barcellona che adesso per quel Maurito fuggito si mangia ancora le mani.

Ma chi c'è dietro la favola di Icardi? Lo hanno portato in Italia i due agenti, Nunzio Marchione che lo ha scovato a Barcellona insieme a Ulisse Savini. Già dai tempi del Barça, insieme all'altro procuratore Abian Morano, avevano deciso di far trasferire Mauro in Italia, portandolo quindi alla Sampdoria. E adesso c'è un gioiello che l'Inter vuole prendere, insieme a Keita e Tounkara che brillano nelle giovanili della Lazio, altri loro assistiti di cui sentiremo parlare. Ma ora è tempo di Icardi, da quando nelle scorse settimane a Milano - in un tour di incontri autorizzati dalla Sampdoria - c'è stato da parte degli agenti e del papà del giocatore il summit con l'Inter. Sorrisi, clima disteso e tutto quello che serve per arrivare a una stretta di mano anche solo virtuale per 5 anni di contratto a non oltre 1 milione di euro con i bonus, aspettando di mettere nero su bianco. Una storia che vi abbiamo raccontato passo dopo passo, "contatti frequenti" erano le parole testuali sin dallo scorso novembre. Perché in pole position c'è sempre stata l'Inter, nonostante i tentativi del Napoli e una telefonata della Juventus che non ha mai agitato neanche un po' le certezze nerazzurre. Ci ha pensato anche il Tottenham, il Monaco (dove adesso lavora Pecini, l'uomo che lo portò alla Samp) ha fatto un'offerta, naturale quando un ragazzino del 1993 (!) fa due gol alla Juventus, a Torino, Buffon tra i pali, con la Sampdoria sotto di una rete e in dieci uomini. E che gol, dopo quello nel derby (un'altra partita distesa...) e quelli che lo stanno portano su tutte le prime pagine in questi giorni.

Sempre l'Inter in vantaggio, dunque. Perché? Questione di feeling, da fine ottobre sono iniziati i contatti concreti dopo qualche telefonata. Ma soprattutto, perché la simpatia di Maurito per l'Inter non è un mistero. Potersi allenare con Milito, diventare parte della casa argentina che alberga alla Pinetina, giocare in una società così importante. Sogni in un cassetto che Icardi non vede l'ora di aprire. Sia chiaro, senza voler fare la riserva in stile Castaignos: naturale che chieda certezze, perché questo ragazzo lo vogliono in tutto il mondo e un diamante non si può nascondere. Lui la stella, Milito la chioccia: il progetto è questo e piace a tutti. Un retroscena che aiuti a capire la sua simpatia per l'Inter va svelato: Mauro era in tribuna al Camp Nou in quell'aprile del 2010, Barcellona-Inter in campo e il suo cuore palpitante quasi più per il nerazzurro che per la società che lo ha formato. Questione d'amore, forse, perché quella notte magica non può non lasciare qualcosa dentro. E allora Icardi non ha mai avuto dubbi, chiede solo garanzie. Desiderando quell'atmosfera argentina che porta ancora in fondo al cuore: l'Albiceleste prima di tutto, nonostante gli appelli di Cesare Prandelli e le speranze italiane. Mauro è argentino e vuole la sua Argentina, chi pensa di strappargliela ha sbagliato strada.

E allora arriviamo ai giorni nostri, il racconto di quel ragazzino partito da Rosario con una valigia e pronto a sbarcare a Milano. Perché piace a Branca, Ausilio e anche al presidente Massimo Moratti che non ha avuto il minimo dubbio nel dare il suo ok all'operazione. Siamo alla stretta finale. Perché Icardi e l'Inter sono pagine forse scritte nel destino, adesso bisognerà avere la pazienza di sedersi a un tavolo con la Sampdoria (magari in Lega, intanto sono partiti i contatti per il disgelo dopo l'intrigo Poli) per chiudere con l'offerta giusta intorno ai 10 milioni più contropartite e dirsi semplicemente sì con una penna e un pezzo di carta. Stringere, per evitare l'esplosione del prezzo e i rilanci esteri o del Napoli perché sarebbe una beffa non tollerabile. Perché Icardi è già sfuggito una volta, non può accadere ancora. Da Rosario a Milano, passando per la notte del Camp Nou, l'amicizia di Messi, la stima di Guardiola, il lavoro di Nunzio Marchione e un talento da predestinato. Quando in tanti credevano fosse uno scarto qualsiasi del Barça. E invece è diventato un crack vero, che sogna San Siro con il nerazzurro addosso e il papà in tribuna. Ah, ricordiamolo: Mauro ha solo diciannove anni. Lo scrivevo a novembre scorso, all'origine di questa trattativa, mi ripeto adesso. Meglio Icardi che mai. Chissà che non diventi uno striscione in Curva Nord...

Sezione: Editoriale / Data: Gio 14 febbraio 2013 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano / Twitter: @FabRomano21
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