A tutto Yuto Nagatomo. Dopo il primo estratto della sua intervista all'ANSA, il terzino giapponese si racconta a tutto tondo in versione integrale. Perché in Italia il calcio del Sol Levante è arrivato a fine anni '80 con Holly e Benjì, che Nagatomo confessa di «aver seguito come tutti, pur non essendo un grandissimo fan». E parte dal racconto di un compagno per lui speciale: Antonio Cassano. «Come Antonio non ho mai trovato nessuno (ride, ndr)! Mi ricordo bene di quando ci siamo incontrati. Materazzi me l'ha presentato nell'immediata vigilia di un derby, Cassano giocava ancora nel Milan. Nonostante fossimo entrambi concentrati in vista della partita, abbiamo subito avvertito un buon feeling e lui ha cominciato a scherzare con me. Quando è arrivato all'Inter è nata un'amicizia, siamo andati spesso al ristorante assieme a lui e Sneijder. Siamo anche vicini di casa, ma è meglio non raccontare alcun aneddoto...».

Come è stato l'impatto con l'Italia nell'estate del 2010? «All'inizio ho notato la diversità di cultura. Avevo il problema della lingua, però non ho mai avuto un interprete se non nelle interviste, tanto meno problemi con il cibo. Qui si mangia benissimo, mi sono inserito in maniera molto veloce».

Quanto è stato importante per te il fatto di avere un commissario tecnico come Alberto Zaccheroni? «Il mister mi ha detto subito che in Italia c'è una pressione maggiore rispetto a dove giocavo io, soprattutto per quanto riguarda i media. È stato lui però a dirmi che potevo farcela in Serie A, me lo ha garantito. Mi ha consigliato che dovevo solo giocare come sapevo e ce l'avrei fatta».

A proposito della vostra nazionale, fino a qualche anno fa sarebbe stato impensabile vedervi vincere contro la Francia, come è accaduto pochi mesi fa in amichevole. Dove può arrivare secondo te la vostra squadra? «Mi ricordo quella partita perchè io feci l'assist per il gol della vittoria! Scherzi a parte, tanti giocatori giapponesi giocano all'estero, questo serve. Abbiamo tutti voglia di andare avanti, di migliorare. Le possibilità ci sono».

Cos'hai pensato quando sei passato all'Inter? Non capita a tutti di arrivare in una 'grande' dopo soli sei mesi nel campionato italiano. «È vero, quando ho sentito dell'interessamento dei nerazzurri sono rimasto molto sorpreso e allo stesso tempo ero felicissimo. Mentre viaggiavo in macchina per venire da Cesena a Milano ero molto emozionato».

Da allora, qual è stato il tuo ricordo migliore all'Inter? «Senza dubbio l'ultima sfida contro la Juventus, vinta a Torino, è stato il momento più emozionante». - In quella gara non hai segnato, ma hai firmato un assist. Di solito sia i passaggi vincenti che i gol vengono festeggiati da te e Zanetti con un inchino. Come è nata questa esultanza? «La prima volta che sono entrato in spogliatoio ad Appiano Gentile lui mi ha salutato così. Non avevamo deciso nulla quando io ho segnato il primo gol in campionato con la maglia nerazzurra e non pensavo di ripetere quel gesto in campo. Solo che quando mi sono avvicinato a Zanetti dopo aver segnato lui era già in posizione e con le braccia pronte, non potevo rifiutarmi di salutarlo in quel modo».

Ora avete nove punti in classifica dalla Juventus. In cosa consiste secondo te questo distacco? «Credo che loro siano molto bravi nell'affrontare le partite più facili, anche se in Italia di queste gare non ce ne sono praticamente mai. Noi in certe sfide abbiamo perso qualche punto. In più la loro difesa è molto difficile da superare, hanno una squadra compatta. In questo momento sembrano più maturi. Noi siamo ancora un gruppo con i lavori in corso, ma allo stesso tempo abbiamo maggiori margini di miglioramento in prospettiva».

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 26 dicembre 2012 alle 14:00
Autore: Fabrizio Romano / Twitter: @FabRomano21
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