Una giornata memorabile, di svolta culturale. Quasi una rivoluzione copernicana. Lasciatemelo dire fino a che sono ancora in trance agonistica, dopo aver trascorso molte ore alla Pinetina in compagnia di amici che scrivono di Inter, qui e in altre testate, nei blog, nei siti che tutti conosciamo e leggiamo avidamente, ogni giorno, per trovare conferme, per avere il conforto di un’opinione competente, per sentirci meno soli, specialmente quando là fuori assistiamo al consueto attacco informativo (non informatico) che ci irrita, ci sembra ingiusto, non riteniamo meritato per una società che a questo sport, e ai suoi princìpi fondanti ha dato il meglio, non solo in termini economici, ma di cultura della lealtà, dell’onestà, persino della solidarietà.
Per la prima volta, infatti, in modo palese e ufficiale, l’Inter ha invitato il mondo della Rete a confrontarsi per davvero, non attraverso un tweet o un post, non mediante uno scambio di mail, ma proprio di faccia, di persona, in quella sala stampa carica di ricordi e di colori, che ci racconta, settimana dopo settimana, il romanzo popolare della squadra che amiamo. Un rischio calcolato, ma pur sempre un rischio. Quando Edoardo Caldara, Roberto Monzani e Luigi Crippa hanno deciso di giocare questa carta di dialogo libero e senza confini prefissati hanno infatti dimostrato di vedere lontano, di interpretare un bisogno reale, di cogliere una opportunità fantastica, e di farlo nel momento più delicato, non quando il successo della società e della squadra è sotto gli occhi di tutti, ma quando il progetto di nuova costruzione comincia a delinearsi, attorno alla figura del tutto inedita di un allenatore sorprendente come Andrea Stramaccioni.
Diciamo la verità, molti di noi, che scriviamo in larga misura per diletto e per passione, assieme ad alcuni colleghi che pure vivono professionalmente di questo lavoro informativo e giornalistico, hanno paura di essere ingabbiati, utilizzati, vezzeggiati. Se c’è una cosa che facciamo liberamente è quella di scrivere di Inter. Ci guida la passione, a volte persino l’insensatezza e l’incoscienza, soprattutto quando ci avventuriamo in analisi tecnico-tattiche prescindendo dalla conoscenza di alcuni elementi, spesso sottili e non dichiarabili, che ci sfuggono completamente perché fanno parte del bagaglio tecnico-tattico (e dei legittimi segreti) della società e della squadra. Ecco perché ieri eravamo tutti emozionati, attenti, concentrati.
Ci sono state offerte numerose delizie, per le quali qualsiasi tifoso prova invidia sicura e incontrovertibilmente doverosa. Gli incontri con Juan Jesus, Javier Zanetti, Ivan Ramiro Cordoba, Piero Ausilio, Andrea Stramaccioni, senza dimenticare il passaggio della “voice” Roberto Scarpini: un modo cortese di condividere un patrimonio di idee e di storia, di passato, di presente e di futuro, con la sapiente regia di Roberto Monzani (che questo appuntamento voleva da lungo tempo), di Edoardo Caldara, nuovo responsabile della comunicazione sportiva, e di Luigi Crippa, responsabile dei rapporti con la stampa. Personalmente torno a casa con alcune foto indimenticabili, e con la sensazione delle mani del Capitano sulle mie spalle: un gesto semplice e di affetto, da parte di un grande uomo che è già la nostra storia migliore.
Una occasione ghiotta per confrontarsi da vicino in particolare con Piero Ausilio, disponibile e rilassato, sul mercato, sulla realtà attuale, sulle prospettive a breve e nel futuro. Ma soprattutto oltre mezzora di chiacchierata a cellulari spenti con Andrea Stramaccioni. Tengo fede al patto di non rivelare il contenuto delle sue riflessioni (anche se mi rendo conto che in questo modo contribuiamo tutti a creare un alone di mistero, assai intrigante, peraltro). Mi limito ad una considerazione che vorrei condividere con i lettori. Ho avuto la sensazione che oggi il nostro allenatore è davvero la figura centrale, decisiva e trainante, di un progetto tecnico e societario forse senza precedenti, perché non basato unicamente sulla dovizia di mezzi economici, ma anzi, al contrario, sulla qualità e sulla coerenza delle scelte, in funzione dell’obiettivo, carico di orgoglio, di “essere l’Inter”. Solido, realistico anche nei sogni, motivato e motivatore, simpatico e quasi seduttore con quella comunicazione ironica e autoironica, Strama oggi è davvero un “uomo nuovo” dell’Inter. E questo lo ha portato a comprendere rapidamente e alla perfezione che cosa ci circonda, sotto tutti i punti di vista.
Abbiamo fatto Rete, dunque, e soprattutto la faremo ancor di più, da qui in avanti. In un mondo dominato dal potere mediatico, l’informazione interista passa in larga misura da qui, dai siti che aggregano e interpretano le notizie, dai blog che commentano e discutono con passione e competenza, persino dai social network dove i gruppi che raccolgono fans a migliaia a volte si dilaniano in discussioni estenuanti, ma rappresentano una enorme risorsa di tifo consapevole, e anche di confronto libero, e di nuova amicizia. Non sarà facile trovare il meccanismo corretto e rispettoso dell’indipendenza di ciascuno. L’Inter è una grande società e non ha dunque nessun interesse a cercare il consenso forzato dei suoi sostenitori. Il mondo “bauscia” oltretutto è incomprimibile e unico, per varietà di voci, ricchezza di fermenti, a volte perfino per non voluto masochismo nei momenti difficili, che non mancano mai.
Ma la strada è questa, e va percorsa con coraggio e lungimiranza. Siamo tantissimi, qui e altrove, e tutti insieme abbiamo gli anticorpi necessari a reggere e controbattere l’urto quotidiano con una informazione spesso distratta, insufficiente, se non clamorosamente scorretta al punto da apparire in malafede. L’ironia, la leggerezza, la competenza, la qualità, ci aiutano a vincere assieme ai nostri campioni. La vittoria morale, prima di tutto, perché sul campo può anche succedere di non farcela. Ma c’è sempre e solo l’Inter. E ieri, alla Pinetina, ho incrociato solo facce pulite, di uomini e donne per bene. Alcuni volti erano nuovi: i nomi, anche quelli di battaglia, erano invece noti a tutti. Siamo andati via tirando tardi, come dopo una festa riuscita bene. Ora tocca a noi, e a chi ci legge, affrontare questa nuova sfida. E fare Rete.
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